Papa Giovanni Paolo II contro la Bestemmia

Maria Addolorata ai piedi della Croce

Maria Addolorata ai piedi della Croce

L’insegnamento morale della Chiesa cattolica applica il secondo comandamento Non pronunciare il nome di Dio invano alle bestemmie, anzi, vede nella bestemmia un gesto ancora più grave di quello stigmatizzato dal secondo comandamento.

L’imperatore Giustiniano giudicava i bestemmiatori meritevoli di morte più di qualsiasi altro delinquente e Filippo II li faceva affogare con una grossa pietra al collo. Luigi IX faceva forare la lingua dei bestemmiatori con un ferro rovente e diceva che egli stesso si sarebbe sottoposto a tale supplizio pur di eliminare la bestemmia dal suo regno.

Alcuni uomini e padri della Chiesa, autorevoli per la santità della vita nonché per l’alto insegnamento lasciato in eredità alla Chiesa come sant’Agostino di Ippona, san Girolamo, san Tommaso d’Aquino, san Bernardo da Chiaravalle, san Bernardino da Siena fin dall’antichità hanno ritenuto la bestemmia come il peccato più grave tra tutti i peccati mortali.

La bestemmia contro lo Spirito Santo

Il peccato della bestemmia può essere perdonato (Mc, Mt), ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata (Mc). Tale loghion, di carattere per noi enigmatico, viene interpretato comunemente nel senso che, tra coloro che recano ingiuria allo Spirito Santo vi sono alcuni che, pur riconoscendo l’azione dello Spirito di Dio nell’attività di Gesù, possono (e in questo consiste la bestemmia) scambiare la fede in Dio con la fede nel diavolo; il loghion mette in guardia, con profonda serietà, dal quest’estrema e quasi inimmaginabile possibilità demoniaca dell’uomo di dichiarare guerra a Dio, non in debolezza e in dubbio, ma dopo essere stato sopraffatto dallo Spirito Santo, sapendo quindi con precisione a chi dichiara guerra. Questo bestemmiatore diventa pienamente consapevole nell’incontro con Dio. “Perciò colui che bestemmia lo Spirito impreca non più un Dio Lontano del quale si è fatta un’idea ridicola, ma un Dio che gli ha manifestato la sua opera di grazia convalidata dal segno della rivelazione. Per cui dovrebbe rivolgersi a lui con un atteggiamento di riconoscenza, non di bestemmia”.

Padre Pio ha scritto nell’Epistolario: «La bestemmia attira la maledizione di Dio sulla tua casa ed è la via più sicura per andare all’inferno».

San Giovanni Crisostomo ha scritto negli Annali: «Per la bestemmia vengono sulla Terra le guerre, le carestie, i terremoti, le pestilenze. Il bestemmiatore attira il castigo di Dio su se stesso, sulla sua famiglia e sulla società: Dio, per la bestemmia, spesso punisce gli uomini in generale, ma a volte punisce anche il singolo in particolare. Pur se nel corso della vita ci sono dei bestemmiatori che non vengono puniti dalla giustizia di Dio, alla fine della vita nessuno sfuggirà alla sua sentenza».

Papa Giovanni Paolo II, parlando del disprezzo rivolto contro il “nome di Dio”, elenca (21 marzo 1993), oltre la bestemmia, gli “spettacoli dissacranti” e le “pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso”.

Eufenismi

Frequente è il mascheramento del nome venerato in vocaboli assonanti, a volte dotati di significato (“Maremma” per “Madonna”; “zio”, oppure “diesel”, “due”, “duo”, “Diaz”, “disco”, “Dionisio”, “Diogene” per “Dio”; “Christian”, “Cristoforo”, “cristallo”, “Cristopher”, “cribbio” per “Cristo”), a volte privi di senso (“diu”, “dao”, “dino”, “dinci”, “dindio” (“tacchino” in veneto), “dindo”, “disse”, “madosca”, “cristianamento”), e “ostrega” al posto di “ostia”.