Il racconto della conversione nella chiesa di San Filippo

Claudia Koll

Claudia Koll

Treia ha tributato un autentico bagno di folla e d’affetto a Claudia Koll. Alla fine intorno all’attrice ‘di Dio’, che ha parlato dall’altare della magnifica e restauratissima chiesa seicentesca di San Filippo, si è stretto il cuore di una città davvero commossa dall’esperienza di conversione dell’ex diva di Tinto Brass. Anche il sindaco, Luigi Santalucia -dato erroneamente per assente da don Vittorio Fratini, al microfono si è precipitato dalla quarta fila per consegnare ufficialmente a nome della città il capolavoro di Dolores Prato “Giù la piazza non c’è nessuno” che alla Koll era stato dato qualche istante prima dallo stesso presentatore con l’invito a leggerlo “quando avesse avuto cinque minuti di tempo” (suscitando un’onda divertita nell’amplissima chiesa: il libro consta infatti di oltre mille pagine). La Koll, divenuta notissima al grande pubblico televisivo grazie ad una fortunata serie poliziesca con l’indimenticabile Nino Manfredi, ha parlato a lungo alla platea treiese, tradizionalmente algida e snob, che è stata ad ascoltarla mercoledì sera con una concentrazione ed un silenzio impressionante, per oltre un’ora.

Sommergendola poi in un liquido amniotico fatto di affermazioni d’incondizionata ammirazione e domande tese sostanzialmente a sottolineare stima ed affetto. Mentre Mariella, su invito di don Giuseppe Branchesi, a nome della Vicaria treiese ha consegnato alla Koll un mazzo di fiori, un’altra signora le ha portato una rosa “che profuma come Lei profuma di Dio”. In effetti l’attrice -continua ad esserlo, ha sottolineato, dirigendo l’Accademia dello Spettacolo a Roma- ha tenuto a dire che rispetto al suo primo nome, Claudia, predilige il secondo, Maria Rosaria, con cui la madre l’ha consacrata, a 6 mesi dalla nascita, alla Madonna di Pompei dopo essersi in parte ristabilita da una trasfusione di sangue infetto praticatole subito dopo il parto. Ed ha ricordato come una delle nonne (quella materna) che l’hanno allevata, che era non vedente, la tenesse legata a sé con un filo di lana al polso: “Quel filo che mi ha riannodato alla fede, dieci anni fa, e che da allora non si è più sciolto”. In mezzo tante scelte ‘lontane da Dio’. L’abbandono della casa dei genitori per seguire il mondo dello spettacolo in contrasto, figlia ribelle, con il padre che voleva per lei un futuro da medico. “I miei genitori hanno pregato molto per me, perché mi ravvedessi. Mio padre adesso mi confessa un po’ stupito che se sperava con tutto il cuore che io cambiassi vita, non avrebbe mai osato pensare che il mutamento in me avvenisse così radicalmente e quelle preghiere potessero produrre un tale effetto sulla mia vita… Tre mesi fa mio padre ha avuto un brutto incidente precipitando da tre metri. La mia forza interiore mi ha dato la forza di far fronte ad un tale infortunio: pur con il cuore in gola (nel correre mi si è lacerata la camicetta) sono riuscita ad essere efficiente e a condurre i soccorsi. ‘Prima’, ad una tale vista, sarei morta dallo spavento e sarei stata del tutto inattiva. Sono dieci anni che vivo un’altra vita e spero che così sarà per sempre”… (e rispondendo ad una domanda di don Branchesi): “Sulle prime i miei colleghi mi hanno un po’ presa in giro: ricordo un’intervista su Rete4 quando all’improvviso hanno mandato una voce fuori campo che ripeteva: Pentiti! Convertiti!…” “Dio che ha permesso che io mi perdessi, e tanto pure, ha voluto poi benedirmi e restituirmi un cuore giovane e responsabile” ha detto la Koll.

“Non mi sono mai sposata, mi faceva orrore la responsabilità della famiglia: era molto meglio, allora, per me l’affermazione nel lavoro, il successo, il denaro. Non pensavo certo ad avere figli”. Da qualche tempo un figlio invece è spuntato all’orizzonte della vita dell’attrice. Si tratta di un ragazzo del Burundi, ora in Italia per cure mediche. “Anche per lui e naturalmente per la sua gente, e soprattutto per tutti i ragazzi invalidi del Burundi, della provincia di ‘Ngozi, stiamo costruendo, noi dell’associazione Le Opere del Padre, ‘La Nuova Lourdes’. Un ospedale, una grande piscina, medici, alloggi. Eravamo incerti se costruire su quel territorio inospitale, dove manca l’acqua e fonte di continue epidemie. Poi camminando insieme con il vescovo di ‘Ngozi abbiamo scoperto, semisepolto nel terriccio, un rosario con una medaglietta dell’Immacolata, miracolosa. L’abbiamo ritenuto un segno, e non ci siamo più mossi”. Su un grande schermo, in sequenza, scorrono le prime immagini di Claudia in Africa, dieci anni fa, con i bambini dell’Etiopia. Ha ancora il sorriso sfolgorante della star di successo, ultimo segno di un’icona della bellezza e del sesso disegnata dal cinema. Ora quella bocca aggressiva e smagliante ha lasciato il posto ad un sorriso dolcissimo ed estenuato, sottolineato dagli occhi costantemente bassi che riescono però a tenere avvinto un pubblico di centinaia di persone, come l’altra sera a Treia, intorno a quella giovane donna piccola, tenera ed apparentemente indifesa.

“Quando ho capito che non andava più quella vita per me? Quando la disperazione ha preso il sopravvento sulle mie false sicurezze. Ricordo una sera, nella mia camera, su e giù, pregando e stringendo forte il crocefisso che mi aveva regalato un amico. Qualcosa stava cambiando, stavo riprendendo possesso di me stessa. Poi l’invito a Cuneo da padre Gasparino. Cinque giorni di ritiro, al terzo volevo andarmene, confesso. Non ne potevo più. A restare mi convinse chi lì mi aveva portato: Antonella, una top model, anche lei sulla strada della Fede. Poi il momento della benedizione e dell’assoluzione: per un istante ho perduto la vista. Mi sarebbe apparso di lì a poco chiarissimo ed orribile tutto il mio vissuto da grande peccatrice. Un vuoto interiore da cui è emerso un grande dolore. Nei giorni seguenti sono andata a Torino, dai ragazzi del Cottolengo. Da quel momento è nato in me, fortissima, la volontà di fare qualcosa: La Nuova Lourdes nasce con questa vocazione per i ragazzi dell’Africa martoriata dalle guerre tribali e dalle epidemie”. Pianamente, sempre sottovoce, Claudia è un fiume in piena. Un excursus, dietro l’altro all’inizio della sua conversione (il tema è: “L’incontro con Cristo cambia la vita”) che se ne perde quasi la cronologia. “Passeggiavo di sera con il cagnolino, nel quartiere elegante di Roma dove abitavo e dove era sorto, tra mille polemiche, una casa famiglia per malati di Aids. Mi si avvicina un giovane, Ciro, mi recita una poesia e mi chiede di tornare a visitare il loro alloggio. Vado e praticamente non me ne sono più andata: ieri ho saputo con grande dolore che uno dei ragazzi è deceduto nella notte”. Claudia tornerà nel Maceratese sabato 29 prossimo, al teatro Lauro Rossi. I ‘suoi’ giovani dell’Accademia dello Spettacolo (che stanno producendo un film su Giovanni Paolo II) metteranno in scena il celeberrimo ‘Vacanze Romane’, il film reso immortale da Gregory Peck ed Audrey Hepburn. Lo spettacolo sarà danzato, recitato e ci sarà pure una parte proiettata. Dice la Koll, che ha prodotto un film anche sul pellegrinaggio Macerata-Loreto: “Il finale è a sorpresa: cambiato rispetto al copione originario. Vi aspetto tutti: l’ingresso è gratuito”. Ultime battute di una serata indimenticabile, organizzata dalla Vicaria di Treia per una missione popolare ricordando i 40 anni di sacerdozio di mons. Giuseppe Palmucci e il 25 di padre Giovanni Petrelli. Don Francisco Parragua si da intanto un gran daffare per portare il microfono ai tanti che chiedono di parlare. Un Pater Noster ed un’Ave Maria chiudono l’assemblea. Tutti in piedi: a condurre le due preghiere, con la sua bella voce impostata ed intensa, Claudia Koll.

Tratto dal sito: Cronache Maceratesi.it