Conversione di Daniela Rosati grazie a Santa Brigida

Daniela Rosati

Romana, Daniela Rosati è un noto volto televisivo e da alcuni anni conduce il programma “Tuttobenessere”, in onda su Rai Uno il sabato alle 10.40

 

Daniela RosatiSignora Rosati, sappiamo che lei coltiva una devozione particolare, che è anche piuttosto recente, verso santa Brigida: ci spiega perché?

Sono contenta di poter raccontare la mia storia di conversione in quest’anno nel quale si festeggia santa Brigida di Svezia compatrona d’Europa, voluta da Giovanni Paolo II, perché quello che mi è accaduto alcuni anni fa è in stretta relazione con questa grande santa nordica. Da oltre vent’anni sono impegnata in una ricerca sulla regina Cristina di Svezia, la regnante che nel Seicento, da protestante, si convertì al cattolicesimo. Per questo motivo mi recai nella chiesa di Santa Brigida, a Roma. In un libro avevo letto come forse Cristina, che era una giovane curiosa e intelligente, era entrata in relazione con la forte tradizione cattolica svedese che aveva un punto di riferimento certo in santa Brigida. Bisogna immaginare la rigidità della corte di allora, impregnata di cristianesimo luterano, quando ebbe a misurarsi con il desiderio della ventenne erede del re Gustavo Adolfo, di farsi cattolica. Insomma, ero molto interessata a capire le ragioni della conversione di Cristina, tuttora sconosciute.

Fino ad allora quale risposta aveva trovato alla sua domanda religiosa, di senso della vita?

Da 18 anni avevo scelto il buddismo tibetano come percorso spirituale per la mia vita, dopo una crisi religiosa molto forte vissuta con la morte di una bambina tra le mie braccia. Quel dolore, insieme ad altre prove e dispiaceri accumulatisi nella mia vita, mi vece vacillare. E fu appunto nel buddismo tibetano che in quel momento trovai sollievo. Trovai quel percorso molto simile a quello cristiano: come quest’ultimo punta alla santità, l’altro mira alla “buddità”. Tra l’altro, nel giro di pochi mesi, ebbi l’opportunità di conoscere il Dalai Lama e poco dopo il Santo Padre, che quello stesso anno si erano conosciuti e avevano fatto molta amicizia.

Che cosa le resta, ora, di quel periodo della sua vita, di quella sua fede buddista?

Anzitutto continuo ad essere impegnata nel sostegno ai profughi tibetani in India, anche attraverso l’affidamento delle loro persone, e in particolare del Dalai Lama, alla Madonna di Loreto. Diciamo che ho vissuto e continuo a vivere in me un forte dialogo interreligioso.

Torniamo a santa Brigida…

In quella chiesa cercavo un segno che mi facesse capire le ragioni della conversione della regina Cristina. Quando entrai c’era una messa con un gruppo di svedesi, dunque nella loro lingua. Cercai di seguire in svedese sia la liturgia che i canti, finché una suora brigidina mi si avvicinò e mi chiese se ero svedese. Visto che non lo ero e che era la prima volta che mi trovavo lì, in quella chiesa, mi propose di seguire il gruppo nella visita che avrebbero fatto di sopra, alla casa di santa Brigida. Accettai, molto incuriosita. Ero molto attenta a tutti i particolari: c’erano reliquie, oggetti vari, ma fui molto colpita da un quadro che rappresentava la morte della santa su un’asse di legno che mi fu indicata dalla suora essere in quella stanza. Appoggiata la mano sull’asse, sistemato verticalmente tra le reliquie, sono caduta sulle ginocchia, senza che fosse un gesto voluto. Ho pensato subito che mi fossero rotte le ginocchia, ma non sentivo dolore. Era assolutamente inspiegabile, perché era stata una caduta senza freni. Mi ritrovai in una posizione ripiegata, quasi fetale, finché mi sentii la testa avvolta da un cono di luce la cui origine, sebbene lì non vi fosse alcuna finestra, era in un punto di quella stanza trasformata in piccola cappella. Quello era il segno che aspettavo. Da quel momento sono tornata alla mia fede cattolica.

Tratto dalla rivista:

“IL MESSAGGIO della SANTA CASA – LORETO” n.6 – GIUGNO 2009