Don Pino Puglisi

Don Pino Puglisi

Don Pino Puglisi

Beato “Giuseppe (Don Pino) Puglisi”

Il 15 settembre 1999 il cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi ha aperto ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio.
Il 28 giugno 2012 Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto di martirio e a proclamarlo beato.

Brancaccio, Palermo, 15 settembre 1937 – Brancaccio, 15 settembre 1993

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.

Nel 1963 è nominato cappellano presso l’istituto per orfani “Roosevelt” e vicario presso la parrocchia Maria SS. ma Assunta a Valdesi.
Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.

Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali.

Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesù Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana.

Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo – segnato da una sanguinosa faida – dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono.
In questi anni segue anche le battaglie sociali di un’altra zona della periferia orientale della citt., lo “Scaricatore”.

Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell’anno seguente direttore del Centro diocesano vocazioni.
Nel 1983 diventa responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano.

Don Giuseppe Puglisi è stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole. Ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal ’78 al ’93.

A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame. Dal marzo del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” dell’Opera pia Cardinale Ruffini in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche l’incarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.

La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede.

Questa sua attività pastorale – come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.

A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario della sua morte, segna l’apertura dell’anno pastorale della diocesi di Palermo.

Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio, che ha iniziato ad ascoltare i testimoni. Un archivio di scritti editi ed inediti, registrazioni, testimonianze e articoli si è costituito presso il “Centro ascolto giovani don Giuseppe Puglisi” in via Matteo Bonello a Palermo (091-334669).

La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedeltà all’unico Signore e hanno disvelato la malvagità e l’assoluta incompatibilità della mafia con il messaggio evangelico.

“Il credente che abbia preso in seria considerazione la propria vocazione cristiana, per la quale il martirio è una possibilità annunciata già nella rivelazione non può escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita. I 2000 anni dalla nascita di Cristo sono segnati dalla persistente testimonianza dei martiri” (Giovanni Paolo II, Incarnationis Misterium, n.10).

HA DETTO

La testimonianza cristiana è una testimonianza che diventa martirio. Infatti testimonianza in greco si dice martyrion. Dalla testimonianza al martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore alla testimonianza.” Essa servirà a dar fiducia “a chi, nel profondo, conserva rabbia nei confronti della società che vede ostile… A chi è disorientato, il testimone della speranza indica non cos’è la speranza, ma chi è la speranza. La speranza è Cristo, e si indica logicamente attraverso una propria vita orientata verso Cristo.

INTERVENTO DEL CARDINALE SALVATORE DE GIORGI
ARCIVESCOVO DI PALERMO
NELLA SEDUTA CONCLUSIVA DEL PROCEDIMENTO
DELLA FASE DIOCESANA PER IL RICONOSCIMENTO
DA PARTE DELLA CHIESA DEL MARTIRIO
DEL SERVO DI DIO IL SACERDOTE DON GIUSEPPE PUGLISI
CATTEDRALE, 6 MAGGIO 2001

È significativo che ogni anno nella Chiesa di Palermo, l’apertura dell’itinerario pastorale si svolga nel giorno anniversario dell’uccisione del Servo di Dio. Significa non solo che la memoria del suo sacrificio non può morire né diminuire, ma, anche e soprattutto, che la memoria della sua sacrilega uccisione – per il modo in cui è avvenuta e per le motivazioni per le quali è stata eseguita – resta per la Chiesa di Palermo e per la nostra azione pastorale la voce perenne e implacabile del sangue che invita al coraggio, alla coerenza, alla fortezza, alla santa audacia nell’esercizio del ministero sacerdotale e di ogni altro servizio nella Chiesa per il trionfo del bene su tutte le aggressioni e le perversioni del male.
Padre Puglisi, infatti, è stato ucciso perché sacerdote, perché sacerdote coerente e fedele secondo il cuore di Dio, perché impegnato nell’annuncio del Vangelo e nel suo dovere di educatore, di guida, di pastore. “Coraggioso testimone della verità del Vangelo” lo ha definito il Papa Giovanni Paolo II a Catania, e tra i “ministri coraggiosi del Vangelo” lo ha annoverato parlando a Siracusa. E il suo nome è stato inserito nell’elenco dei “testimoni della fede del Novecento”, dei quali, per volontà dello stesso Pontefice, è stata fatta memoria il 7 maggio 2000 al Colosseo, durante il Grande Giubileo.
è stato ucciso perché con la sua silenziosa ma efficace azione pastorale sottraeva le nuove generazioni alle aggressioni della mafia. Divenuto, come Gesù, segno di contraddizione, è stato oggetto di amore da parte di coloro che sono al servizio dell’amore e della vita e di odio da parte di quanti sono al servizio dell’odio e della morte. L’odio al suo zelo pastorale, alla sua opera di evangelizzazione e di formazione delle coscienze soprattutto giovanili, il suo impegno preferenziale per gli ultimi, che è parte integrante dell’evangelizzazione, non è semplicemente l’odio a un Sacerdote: è l’odio a Cristo, è l’odio alla Chiesa, è l’odio al Vangelo, col quale la mafia è assolutamente inconciliabile.
Sia ben chiaro: riconoscere il martirio per la fede spetta solo alla Suprema Autorità della Chiesa. Ma io, come Pastore della Chiesa Palermitana, non posso non auspicare che questo – con i tempi e le modalità previste dalle norme canoniche – possa avvenire a gloria di Dio, a edificazione della nostra Chiesa, a incoraggiamento del Clero, a sostegno di quanti lavorano per il riscatto della Città e anche come invito alla conversione dei mafiosi e di quanti operano il male. Vengono spontanee alla mente le parole espresse dal Santo Padre il giorno dei funerali del Servo di Dio parlando alla Verna: “Elevo la mia voce per deplorare che un sacerdote impegnato nell’annuncio del Vangelo e nell’aiutare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato barbaramente eliminato. Mentre imploro da Dio il premio eterno per questo generoso ministro di Cristo, invito i responsabili di questo delitto a ravvedersi e a convertirsi. Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia”.
Non è un semplice auspicio: è una speranza. Per tutti un impegno. Per questo da oggi dobbiamo intensificare la nostra preghiera.

È stato beatificato a Palermo il 25 maggio 2013

Fonte: www.padrepinopuglisi.net

Brancaccio in festa per don Pino beato

Il fratello: “Sono felice, però mi manca”. Il quartiere celebra il suo parroco elevato agli altari. Una piccola folla a San Gaetano per il rito solenne
di ANTONELLA ROMANO

Stava sonnecchiando, ha sentito la parola “Brancaccio” al telegiornale ed è saltato sulla sedia. “Ho capito subito che si parlava della beatificazione di don Pino Puglisi. È il giorno in cui si dichiara al mondo quello che noi a Brancaccio sapevamo già: l’importanza della testimonianza di vita di don Pino. Finalmente di Brancaccio non si parla solo per mafia, delinquenza, degrado”, dice col sorriso sulle labbra don Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano, che ha dato l’ordine di far suonare a festa, alle 15, le campane della chiesa dove operava padre Puglisi.

È iniziato così il pomeriggio di Brancaccio, con una notizia da tempo attesa, accolta con commozione dalla gente della comunità che si è radunata in parrocchia alle 18 per la celebrazione di una messa solenne, primo riconoscimento di una devozione popolare molto forte nel quartiere. Un quartiere, Brancaccio, rivoluzionato nell’aspetto per la presenza degli enormi cantieri della metropolitana e del tram. “Non c’è più lavoro – lamenta don Francoforte – tra i disagi che viviamo, gli ipermercati, la viabilità stravolta che ha fatto sparire il commercio di passaggio, la gente qui sta sempre peggio. A noi non pensa nessuno, almeno ci pensa Dio…”.

Alla messa solenne c’è anche Francesco Puglisi, che aveva otto anni quando il fratello Pino, entrò sedicenne in seminario.
“Sono felice – dice – per Palermo, per la Sicilia e per tutta l’Italia.
è un avvenimento eccezionale, che deve servire a scuotere le coscienze di tutti i cattolici, nel riconoscimento di un esempio da seguire. A me non cambierà la vita, a me manca mio fratello”.

Di fronte alla chiesa, al centro Padre Nostro, scosso dalle polemiche nei mesi scorsi perché la Curia ha chiesto indietro la sede storica, la proclamazione è servita a dare un senso al lavoro svolto in questi anni al servizio del quartiere. “A Brancaccio, dove c’è la sua statua in piazza – sostiene Maurizio Artale, il responsabile del centro – Puglisi è già venerato come un santo. Oggi non cambia granché: da sempre lo consideriamo una persona straordinaria, un uomo giusto. Noi ci abbiamo sempre creduto. Attendevamo questa notizia. Adesso, è chiaro, crescerà la partecipazione emotiva. E ci aspettiamo dalla Chiesa l’impegno a diffondere la conoscenza di Puglisi attraverso la catechesi scolastica. Purtroppo don Pino non è conosciuto da tutti come Falcone e Borsellino”.

Il centro ha inviato una lettera al sindaco Orlando perché gli siano assegnati i cinque locali promessi all’interno dei magazzini di via Hazon: “Era l’ultimo sogno di don Puglisi: che in questi scantinati strappati al degrado si aprisse un doposcuola”.

Nella macelleria di via Brancaccio il titolare, Francesco Gaita, approva: “Questo prete ha fatto tanto per la borgata”. E Giuseppe, impiegato ai “Capricci di pesce”, annuisce: “è un bene che sia finita così, lo meritava”.

Ida e Miriana, diciassettenni, in chiesa sono raggianti: “Questa notizia è un dono per tutti. Noi don Puglisi non l’abbiamo conosciuto, ma per noi esiste da sempre. Abbiamo tanto pregato per questa sua beatificazione”. E stringono in mano la preghiera, composta da don Paolo Muratore e letta ogni giorno alla messa di Brancaccio in “impaziente” attesa dell’evento. Con una citazione di Tertulliano: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”.

(29 giugno 2012) – Repubblica.it