Via Crucis della Guardia d’Onore del Sacro Cuore

Cuore di Gesù

Cuore di Gesù

La devozione al S. Cuor di Gesù suppone necessariamente il ricordo della sua Passione.

La trafittura del suo Costato è l’atto che garantì la sua morte e il compimento del suo sacrificio per la nostra salvezza.

ESERCIZIO DELLA « VIA CRUCIS »

Consigliabile alle guardie d’onore di farla almeno nei venerdì di Quaresima.

Vi è annessa l’indulgenza plenaria. La guardia d’Onore, fedele al suo impegno quotidiano, vi trova una verifica del « come vive la sua personale via crucis » in confronto di quella del Cristo: come vi si associa e come la utilizza per sé: e per la salvezza dei fratelli.

La « via crucis » d’ogni uomo, senza la fede, non ha alcuno sbocco, se non quello della disperazione e del vuoto della propria esistenza; illuminata invece da quella dell’Uomo-Dio sofferente, essa ascende verso la risurrezione e la gloria.

PREGHIERA D’INTRODUZIONE

Signore Gesù, ti prego, anzitutto, che il tuo Santo Spirito mi illumini a capire e a convincermi che tu ti sei volontariamente sostituito a me e a tutti gli uomini, nel mistero della riparazione e della redenzione presso il divin Padre.

Quello che io e ogni uomo avremmo dovuto soffrire personalmente, l’hai sofferto tu in una maniera inenarrabile che entra nel mistero.

Ed è questo mistero che mi fa uscire dal vuoto, dallo sconforto e, perfino, dall’assurdo della mia vita, conferendo alla mia sofferenza e alla mia morte un valore espiatorio, redentivo, santificante; e mi apre la via a raggiungerti nella risurrezione e nella gloria del cielo.

Ti chiedo, pertanto, perdono, o Gesù, se a volte o forse spesso, ho tentato di scansare la mia « via crucis » per istradarmi in una più comoda – il che non è possibile ad alcun uomo; se i miei passi sono stati intolleranti; se non ho saputo associarmi a te, che ti offri costantemente quale « cireneo » buono, comprensivo e generoso.

Concedimi la tua misericordia e il tuo largo perdono. E Maria, Madre tua e Madre mia, mi aiuti, in questa meditazione della tua Passione, a vivere come Lei la mia vita crocifissa con te, mio Redentore e Salvatore. Amen.

1a Stazione

GESÙ è CONDANNATO A MORTE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

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Dal vangelo di S. Luca: Pilato disse loro « … non trovo in quest’uomo nessuna colpa… Anzi, neppure Erode. Perciò, dopo averlo castigato, lo lascerò libero » (23, 14-16).

Riflettiamo: Pilato applica per Gesù quella logica umana così comune: la logica « irrazionale » del compromesso, del conformismo con la massa, della viltà, del quieto vivere…

«Nessuna colpa è in lui: quindi (?) dopo averlo castigato (perché:? …) «lo lascerò libero».

In questa infinita sofferenza del « Giusto », per eccellenza, si assommano le sofferenze di tutti gli uomini « giusti » condannati per invidia o che so io: da Abele a S. Giovanni Battista, dal Cristo sino ai nostri giorni.

E tra questi ci sono forse anch’io: a volte sono stato condannato dai giudizi velenosi degli uomini, dalla gelosia, dal ricatto, dalle ingiustizie, dalla violenza… e non ho trovato alcuno che mi liberasse… nemmeno chi conosceva la mia innocenza si è sentito di sostenere la mia difesa sino in fondo!…

Sono situazioni, purtroppo, inevitabili, che soltanto in un confronto con Gesù condannato, trovano la loro autentica soluzione, e la luce e la forza di prendere la nostra croce e incamminarci nella speranza della risurrezione e della gloria: « Beati i perseguitati a causa della giustizia perché: di essi è il regno dei cieli ».

Signore, preservami dal diventare un persecutore dei miei fratelli.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

IIa Stazione

GESÙ CARICATO DELLA CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Giovanni: « Allora Pilato lo consegnò loro perché: fosse crocifisso… Egli portando la sua croce uscì verso il luogo detto « del Cranio », che in ebraico si dice Golgota » (19, 16-17).

Riflettiamo: tra la condanna a morte e l’esecuzione della sentenza c’è un lungo intermezzo di atrocissime sevizie: è il frutto amaro del peccato umano!

Uomini condannati e deportati nei « lagers », per motivi di fede diversa o di politica diversa, e lasciati lì a morire… ci sono sempre stati e ci sono tuttora.

Gesù volle, anche lui, vivere simili situazioni barbare in tutta la sua « Via Crucis », ma in funzione della redenzione universale degli uomini.

Una parodia inscenata: gli si getta addosso un manto di porpora, gli si conficca nel capo una corona di spine, e una canna in mano: gli s’inginocchia davanti schernendolo: « Salve, o re dei giudei! ».

Fisicamente irriconoscibile, è caricato della croce, che pesa straziante sulle sue spalle sanguinanti e lacerate: simbolo nello stesso tempo « delle nostre sofferenze, dei nostri dolori » che si addossò (Is. 53,4).

Forse, anche noi abbiamo avuto, dopo ingiusto giudizio e condanna – per esempio, non essere promosso nella propria carriera o emarginato dai propri cari – la croce « morale » d’una sofferenza che ci accompagna sino alla morte…

Ci si domanda allora: « Perché: proprio a me? ».

– Ecco Gesù: è venuto a cercare la tua sofferenza: a condividerla, a parteciparvi, a prenderla su di sé:.

Lui ci offre l’esempio e ci dona la forza nel portare ogni giorno la nostra croce e seguirlo.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

IIIa Stazione

GESÙ CADE LA PRIMA VOLTA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dalla lettera agli Ebrei: « In tal modo egli (Gesù) è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nella ignoranza e nell’errore, essendo anch’egli rivestito di debolezza » (5,2).

Riflettiamo: L’umanità di « carne » è attestata in Gesù da tutta la sua vita, dalla sua debolezza, soprattutto dalla sua agonia, dalla sua passione – nel caso specifico, dalle sue cadute e dalla sua morte.

E’ « schiacciato per le nostre iniquità » (Is. 53,5).

La sua anima prosegue l’agonia mortale in un corpo esangue, impiagato, « percosso a morte » (ivi, 8).

E’ il nostro peccato che lo prostra, lo annienta, gli stronca il cammino.

E’, nello stesso tempo, un’esperienza umana ch’egli ha vissuto in una misura gigantesca perché: v’erano addensate tutte le sofferenze degli uomini.

L’ingratitudine « nera » d’un figlio – ch’è negazione di amore – ci fa cadere nello sconforto: il tradimento d’un coniuge – anch’esso negazione di amore fedele – che getta l’altro nella delusione e nell’amarezza sono esperienze che ci aiutano a capire il dramma di Cristo, quando affonda la faccia nella polvere per i nostri peccati.

Se gli altri ci addossano una « croce » e ci fanno cadere, siamo pronti a rialzarci fiduciosi nella grazia divina; mai, però, alcun di noi l’addossi agli altri!

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

IVa Stazione

GESÙ INCONTRA LA SUA SS.MA MADRE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Luca: « Un uomo di nome Simone mosso dallo Spirito si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambin Gesù, lo prese tra le braccia e benedisse Dio; e parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché: siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” » (2,25-35).

Riflettiamo: un’altra esperienza umana vissuta da Gesù: nelle sue sofferenze e umiliazioni più atroci, l’incontro con la persona più cara, più amabile, sua Madre. Nessuno l’ha così confortato con il suo « sì » ai disegni esigenti del Padre.

Due cuori in agonia indicibile, ma perfettamente sottomessi alla volontà del Padre, nell’accettazione dello stesso mistero di redenzione.

Il « Gesù della Via Crucis » è sempre in attesa nel suo tabernacolo. Andiamogli incontro per dirgli: Eccomi, sono qui! Associami, o Signore, all’offerta che fai ogni giorno di te al Padre, per me e per tutti.

Gesù, lo incontreremo ancora nei fratelli sofferenti: sul letto delle loro malattie, nella solitudine, nell’angoscia…

Uniamoci di cuore alla loro « via crucis ».

Un sorriso, un gesto di bontà, una parola di comprensione riaccenderà un raggio di simpatia, di serenità su volti che stanno forse per spegnersi…

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

Va Stazione

GESÙ è AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Matteo e di S. Marco: « Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo; e lo costrinsero a portare la croce » (Mt. 27, 32 e Mc. 15,21).

Riflettiamo: la croce constava di due parti: il tronco, cioè la parte verticale che veniva issata direttamente sul luogo dell’esecuzione, e il palo della croce che era trasportato dal condannato stesso.

Il supplizio comportava normalmente che il condannato attraversasse la città allo scopo di dare esempio a tutti.

« Simone di Cirene »: il nome significava « Dio ha esaudito ».

E il Padre ha esaudito l’invocazione muta che si levava dalla sofferenza e dalla debolezza di Gesù, per mezzo di un uomo che portava questo nome.

– Gesù non ha rifiutato, nella sua estrema debolezza, l’aiuto « forzato » di un uomo occasionalmente incontrato: forse, un giudeo della diaspora, originario di Cirene, oggi Tripoli: tornava dalla sua « casa di campagna ».

– Gesù ha personificato in sé: quell’uomo della parabola « che scendeva da Gerusalemme a Gerico e s’imbatté: in briganti, i quali, avendolo percosso e spogliato, se ne andarono lasciandolo mezzo morto… un samaritano, che era in viaggio, gli passò vicino… ne ebbe compassione » (Lc. 10, 30 ss.).

Nel caso specifico di Gesù, l’aiuto non parte da una spontaneità ma da un’imposizione. Egli ha voluto sperimentare le situazioni umane più disumane!

Nella nostra vita accade, talora, di esser costretti a interessarci delle sofferenze di chi, pur avvertendo la nostra riluttanza, accetta il nostro aiuto, perché: è agli estremi.

Non rifugiamo dalla croce degli altri: siamo dei buoni samaritani: fasciamo le ferite a chi piange: occupiamoci di chi soffre.

Nel frattempo è Cristo che continua la sua passione come la continua anche in noi che potremmo domani aver bisogno d’un fratello « cireneo ».

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

VIa Stazione

IL VOLTO DI GESÙ è ASCIUGATO DALLA VERONICA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal libro del profeta Isaia:

Nessuno degli evangelisti riporta questo episodio così delicato.

Solo gli « Apocrifi di Pilato » danno il nome di « Veronica » all’emorroissa del fazzoletto su cui rimase impresso il volto di Gesù.

Due motivi, però, c’inclinano ad accettare l’episodio almeno come « verosimile »: l’uno, perché: non tutti i particolari della passione di Cristo – è lecito supporre – sono stati registrati dagli evangelisti; l’altro, è possibile che in mezzo a quella canèa, sitibonda del sangue d’un « Giusto », non si trovasse una persona « umana » che intuisse l’agonia profonda del cuore di quell’Innocente?!… Non è pensabile! E’, in fondo in fondo, un gesto di solidarietà umana, di coraggio: un gesto che fa uscire, sia pure per un attimo, il Divin Sofferente dalla sua angosciosa solitudine. E’ un gesto che forse ha commosso il gruppo di donne che piangeranno su Gesù fra poco. E’ un’altra esperienza che non toccava a Gesù, perché: è frutto del peccato degli uomini. – Siamo come la Veronica nei riguardi dei poveri? « Verso quelli che vivono prostrati nella solitudine, verso quelli che si sentono respinti?… Siamo lì per asciugare il loro dolore? Siamo lì per condividere le loro sofferenze? Siamo lì o facciamo piuttosto come l’orgoglioso, che passa accanto, getta uno sguardo e prosegue la sua strada?» (Madre Teresa di Calcutta).

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

VIIa Stazione

GESÙ CADE LA SECONDA VOLTA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dalla prima lettera di S. Pietro Apostolo: « Cristo oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la causa a colui che giudica con giustizia » (2,23).

Riflettiamo: La seconda caduta conferma che l’umanità di Cristo è una realtà come la nostra: quantunque egli venga aiutato da Simone di Cirene, tuttavia avanza con passo faticoso, incerto, barcollante… E’ fisicamente e moralmente finito!… In lui, Uomo-Dio, si assommano anche queste esperienze che sono proprie nostre: le fa sue, le santifica e ne fa una espiazione al Padre, per noi; e per noi ottiene la grazia di saperle utilizzare come lui. « Una malattia ci strugge: ci rende inabili; nemmeno una mano amica riesce a non farci cadere nello sconforto, nella stanchezza, nella desolazione… questa situazione penosa e spesso inesprimibile l’abbiamo riversata in Cristo. – « Gesù cade di nuovo. Quante volte abbiamo raccolto per le strade esseri umani, che erano vissuti come animali e che desideravano morire come angeli! « E noi siamo lì per aiutarli a sollevarsi? « Qui, nel vostro paese, siete capaci di vedere le persone che prendono il sole nei giardini, che si sentono sole, indesiderate, trascurate, immerse nella tristezza? « E’ Gesù che ha bisogno che la vostra mano asciughi il suo Volto. Restate lì per farlo o passate al largo? » (Madre Teresa di Calcutta).

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

VIIIa Stazione

UN GRUPPO DI DONNE PIANGONO SU GESÙ
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Luca: « Lo seguiva una gran folla di gente e di donne che si battevano il petto e si lamentavano per lui. « Voltatosi verso di esse, Gesù disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato » (23,27-29).

Riflettiamo: l’episodio delle pie donne fa parte della documentazione del vangelo di S. Luca, il quale mette in rilievo la profonda commozione che la condanna di Gesù aveva suscitato in gran parte degli abitanti di Gerusalemme in contrasto alla folla che, aizzata, grida: « Il sangue suo cada su di noi e sui nostri figli » (Lc. 23,27). Gesù fa sua anche questa esperienza umana (storia di tutti i tempi), per redimerla, per noi.

La vive in pieno l’ingiustizia umana, che si afferma e tiranneggia sempre con la violenza, con le armi, con fiumi di sangue di fronte alla grande maggioranza degli uomini che non possono reagire se non con le armi della verità, della ragione, della bontà e della sofferenza.

– Ma Gesù, in quest’ora della sua più grande angoscia e debolezza, non ha bisogno di consolazioni umane. E’ lui che consola gli altri. Non viene atterrato dagli avvenimenti più dolorosi,. ma s’innalza al di sopra di essi.

– Nelle grandi prove della fede, nelle persecuzioni non c’è parola umana che possa sostenerci e confortarci se non Colui che è morto per noi, cioè Gesù Crocifisso!

« Vi scongiuro – scriveva S. Ignazio di Antiochia, nella sua lettera ai Romani – non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo ».

– Gesù esordisce il dramma della sua passione con un’impostazione ben chiara: « Rimetti la spada nel fodero » (Mt. 26, 52), ammonimento a uno dei suoi discepoli. « Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? » (Mt. 26, 53).

Gesù rinunzia, pertanto, all’uso della sua potenza divina: avrebbe potuto sottrarsi alla morsa dei suoi nemici: obbedisce invece alla volontà del Padre, alla sua legge di supremo amore, ch’è diametralmente opposta alla irrazionalità della violenza, dell’odio, del sangue… Egli preferisce versarlo personalmente, perché: tutti gli uomini si ravvedano e si salvino.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

IXa Stazione

GESÙ CADE PER LA TERZA VOLTA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Luca: « Venivano condotti insieme con lui, anche due malfattori per essere giustiziati » (23, 32).

Questi camminano senza alcuna difficoltà; Gesù, invece, cade ancora una terza volta!…

Riflettiamo: E’ facile immaginare le invettive, le imprecazioni scagliate contro Gesù dalle urla della ciurmaglia reclutata e prezzolata dai bassifondi di Gerusalemme.

E’ un fenomeno ricorrente nella storia degli uomini: le sommosse popolari organizzate da « personaggi » che si mantengono « pudicamente » nell’ombra…

Nessuno dei responsabili gli è vicino, ma solo due delinquenti, che vanno ad espiare le loro colpe, i loro delitti; lui, invece, le colpe di tutti e, naturalmente, anche quelle per cui i due vengono condannati a morte.

L’agonia che lo consuma da ore… quel calice che non è stato possibile allontanare nel Getsemani, lo ha avvelenato, ha disfatto il suo corpo santissimo, che non regge più ad alcuno supremo sforzo…

E’ possibile far reggere – sia pur sorretto da altri – un corpo divenuto tutto una piaga sanguinante, e la cui anima è pressata moralmente sotto un torchio crudele?… Il torchio delle nostre iniquità che si chiamano peccati, delle nostre ingiustizie che si chiamano peccati, dei nostri rifiuti di amare che si chiamano peccati, dei nostri egoismi che si chiamano peccati!…

– Chi osa negare queste tremende realtà che lacerano il nostro tessuto sociale?… Gesù le sperimenta e ne rimane travolto, disfatto, cade a terra…: né: il suo corpo né: la sua anima reggono più.

– Ogni cristiano – ricordi! – è membro del Corpo Mistico di Gesù: nessuno con i propri peccati lo deturpi, lo prostri nella polvere!

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

Xa Stazione

GESÙ è SPOGLIATO DELLE VESTI
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Giovanni: « Quando i soldati ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato. Presero pure la tunica, ma la tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: « Non la dividiamo, ma tiriamola a sorte a chi debba toccare ». Così si adempiva la scrittura che dice: « Hanno diviso tra loro le mie vesti, e sulla mia tunica hanno gettato la sorte » (19, 23-24).

Naturalmente la spartizione delle vesti presuppone che Gesù, prima di esser crocifisso, sia stato spogliato.

Riflettiamo: è vero che era nella prassi abituale che i soldati dividessero tra loro le vesti di un condannato a morte; ma le vesti di Gesù erano senza dubbio intrise di sangue e forse anche qua e là lacerate…

– Gesù volle anche assaggiare sino in fondo questa ripugnante esperienza: che cosa significa quando un corpo umano diventa ludibrio spietato di fratelli senza pietà.

– Su Gesù si riversano quindi tutte le turpitudini che l’uomo compie con il suo corpo e su quello degli altri, degradandosi miseramente.

– La nudità, oggi, oggetto di larga pubblicità, di svago, di merce addirittura « pregiata »: il sesso?… l’idolo di cartello!

– L’uomo ridotto a un « pezzo », facilmente sostituibile, dell’immenso « ingranaggio sociale »…

– L’uomo è spogliato così del suo onore, del suo rispetto, dei suoi valori naturali, della sua libertà, della sua dignità d’immagine viva di Dio. Ben pochi protestano contro tali ‘« spoliazioni »!…

– Signore, che soffri l’umiliazione e la vergogna di questi nostri disinvolti atteggiamenti, abbi pietà di noi!

Donaci la grazia di ritornare a una salutare resipiscenza e promuovere i principi che devono regolare ogni umana e, soprattutto, cristiana convivenza.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

XIa Stazione

GESÙ è INCHIODATO IN CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Luca: « Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra » (23, 33).

Riflettiamo: con la crocifissione i nemici di Gesù conseguono il finale trionfo « esteriore »… Sembra che gli uomini abbiano sconfitto Dio.

La « conclamata morte di Dio », ai nostri giorni, non ha quindi nulla di originale: è un tentativo che si rinnova sempre nella storia degli uomini.

Crocifiggendo Gesù di Nazareth – che si era dichiarato « Figlio di Dio » – tra due ladroni, i farisei pensano di avergli inflitto l’onta suprema.

Ma Gesù non cessa, anche nella sua impotenza di uomo crocifisso, di manifestarsi il Salvatore dei peccatori: il perdono e la gloria del paradiso promesso al buon ladrone.

Siamo tutti colpevoli della sua crocifissione: tutti – chi più chi meno – abbiamo martellato i chiodi nelle sue mani e nei suoi piedi. Non importa la distanza di tempo, perché: su di lui gravarono i peccati di tutti gli uomini sino alla fine dei secoli.

La sua sofferenza non sia per nessun di noi inutile!

– « Gesù è crocifisso. Quanti esseri umani minorati, ritardati mentali, anche in età infantile, riempiono gli ospedali! Quanti ce ne sono così nelle nostre stesse famiglie!

« Li visitiamo qualche volta?

« Andiamo talvolta a condividere con essi la loro ora di crocifissione? » (Maria Teresa di Calcutta).

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

XIIa Stazione

GESÙ MUORE IN CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Matteo: « Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni? », che significa: « Dio mio, Dio mio, perché: mi hai abbandonato? ».

« Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: « Costui chiama Elia ». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: « Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo! ».

« E Gesù, emesso un alto grido, spirò ». (Mt. 27, 45-50).

Riflettiamo: fu un grido di reale angoscia, ma non di disperazione. Questo lamento di Gesù, desunto dalla Scrittura, è una preghiera a Dio: è l’inizio del salmo 22, salmo messianico, in cui anche risalta l’assicurazione gioiosa del trionfo finale del Cristo.

Esprime il dramma che lo tormenta. Gesù, nel suo intimo, ha la coscienza esatta di chi è, e del suo destino, ma nello stesso tempo l’esperienza umana che sta vivendo estremamente dolorosa e umiliante.

La morte di Gesù avvenne solo verso le ore tre pomeridiane: la crocifissione invece – secondo il testo di S. Marco – verso le ore 9 del mattino.

– Eravamo abituati a vedere il Crocifisso dappertutto; oggi assai di meno. Bisogna rimuoverlo!… dalle aule scolastiche, dalle case, dagli uffici… bisogna evitare che i bambini soprattutto non abbiano a subire un « trauma »!…

– Prima l’abitudine di vederlo non ci faceva più alcuna impressione, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo: che Dio ci abbia amato sino al punto di venire quaggiù a soffrire per noi. Eravamo abituati a sottovalutare il peccato: neppure il Crocifisso ci faceva impressione.

– Oggi, invece, il Crocifisso suscita « inquietudine »: è un pungolo nella nostra carne di peccato: occorre « riseppellirlo », « assicurarsi del sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi le guardie ». (Mt. 27, 66).

L’uomo, però, vaneggia tuttora come il sinedrio di allora!

Non c’è cassetto né: pattumiera che possa infossare l’immagine del Crocifisso: né: falò distruggerlo sacrilegamente perché: egli risorge dall’abisso del nostro cuore: « Tu mi uccidi e io ti salvo! ». Pater, Ave. «Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore».

XIIIa Stazione

GESÙ è DEPOSTO DALLA CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo di S. Marco: « Sopraggiunta ormai la sera, poiché: era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce » (Mr. 15,42-46).

Riflettiamo: il corpo del Signore, privo di vita, è il segno che egli ha donato tutto: viene ora restituito a sua Madre, che continuerà la sua personale immolazione intima, silenziosa: il suo costante « fiat » al Signore.

E’ l’ora in cui la « profetica spada » del dolore squarcia le ultime fibre del suo animo.

Nessuna madre, anche la più ideale, potrà mai capire questo lutto nelle sue motivazioni che entrano nel mistero dell’amore di Dio per noi e nel mistero della malvagità degli uomini.

Nemmeno nella sua intensità, perché: è la perdita d’un Figlio santissimo, addirittura il Figlio di Dio: è un lutto provocato da un vincolo naturale che si spezza, come in qualsiasi mamma; si aggiunge però che in Maria c’è la perfetta consapevolezza – come in nessun’altra creatura – che questo suo Figlio, « finito » per le mani di « una banda di malvagi » (sal. 22,17), ha pagato anche per lei, sulla croce, preservandola da qualsiasi ombra di peccato.

E, infine, come Madre spirituale di tutti i redenti, il suo lutto è aggravato da quei suoi figli che andranno perduti, nonostante che Gesù abbia pagato così ad alto prezzo la loro redenzione.

– La Vergine – mentre piega il suo dorso sulla salma del Figlio e 1’esistenza sembra che le si spezzi – assurge a figura della Chiesa nascente: nel senso cioè che com’ella prolunga nel suo cuore la sofferenza redentrice, che nel Figlio ormai spento non poteva più proseguire; così noi-chiesa siamo chiamati a prolungare in noi la passione del Cristo.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

XIVa Stazione

GESÙ VIEN SEPOLTO
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di S. Matteo: « Giuseppe d’Arimatèa, ricevuto il corpo di Gesù, lo avvolse in una sindone candida e lo pose nel proprio sepolcro nuovo che si era fatto scavare nella roccia e, rotolata una grande pietra all’ingresso del sepolcro, se ne andò » (Mt. 27,60).

Riflettiamo: la tomba, dove Gesù fu deposto, risulta d’un vestibolo e della stanza mortuaria più interna, raggiungibile attraverso una porta tanto stretta, che spesso poteva esser superata solo camminando carponi o inchinati. L’ingresso, basso e stretto, si chiudeva facendovi rotolare una grossa pietra a forma di macina da mulino.

Avvenuta la tumulazione di Gesù, discepoli e amici – ad eccezione di Giovanni e del gruppetto delle pie donne – si fan vivi: Giuseppe d’Arimatèa però, non appena avvenuta la morte, « andò coraggiosamente da Pilato », annota S. Marco; « di nascosto per timore dei giudei », sottolinea S. Giovanni (19, 38).

– Per viverlo, totalmente, il nostro dramma, non poteva mancare alla Passione di Gesù l’ultimo atto: cioè l’esperienza degli estremi e fragili limiti della amicizia umana. Il suo dramma s’inizia con il tradimento da parte d’un intimo amico, un apostolo… e si chiude, alla fine, con l’abbandono da parte dei suoi, buoni ma timidi…

– Aver vicino un amico che « rischi » con noi nell’ora della prova, dell’umiliazione, della condanna è caso raro: più facile invece che altri vengano allo scoperto, quando non c’è più nulla da rischiare!

Maria di Magdala e l’altra Maria – il cosiddetto « sesso debole » – che hanno rischiato lungo la via del Calvario e ai piedi del Crocifisso Signore, rischiano ancora, rimanendo sedute di fronte al sepolcro. (Cfr. Mt. 27,61).

Affiora in quest’ultima stazione l’insegnamento di Paolo: « Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte, perché: come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova » (Rom. 6, 4).

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

XVa Stazione

GESÙ RISORGE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

« Quando era già l’alba della domenica, le donne andarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato, e videro la pietra rimossa dal sepolcro, ed, entrate, non trovarono il corpo del Signore. Un angelo disse: « Perché: cercate tra i morti colui che vive? Gesù di Nazareth non è qui, perché: è risorto, come aveva detto » (Cfr. Mt. 28, 1; Mr. 16; Lc. 24; Gv. 20).

Riflettiamo: la preoccupazione di fondo, che emerge evidente, dalle quattro narrazioni evangeliche, è l’affermazione che il Signore non è un fantasma, ma è veramente il Crocifisso, e che tale realtà si è imposta agli stessi apostoli che inizialmente erano increduli e perplessi.

Gesù risorto è colui che è stato « esaltato », « asceso alla gloria del Padre ». Ora è proprio il Risorto a sollevare dal nostro cuore la pietra pesantissima del nostro orgoglio, del nostro egoismo, della nostra apatia per aprirci a Dio e ai fratelli.

Aprite! è l’invito continuo del Risorto.

– Pater, Ave, Gloria

Santa Madre deh voi fate Che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore

CONCLUSIONE

Importante ricapitolare, perché: la « Via Crucis » non svanisca presto.

Tutto quello che Gesù ha fatto, non l’ha fatto solo: l’abbiamo operato noi, con lui e in lui.

« Gesù Cristo e i Cristiani sono uniti e non vanno mai l’uno senza gli altri. Ovunque Cristo volle operare o soffrire, ogni cristiano, per una gloriosa anticipazione, gli servì di collega. Ovunque operano o soffrono i cristiani, Cristo a sua volta prende parte, gode o soffre secondo i casi » (R. Plus: « In Cristo Gesù »).

(Un Padre ed un’Ave secondo le intenzioni del Santo Padre per lucrare l’indulgenza plenaria, applicabile anche ai defunti. E poi, quanto prima, la confessione sacramentale e la comunione eucaristica)

PREGHIERA FINALE

La tua Chiesa, Signore, viva il mistero del Cristo perché:, partecipando ogni giorno alla sua passione. condivida sin d’ora la sua risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.