Ora Santa col Sacro Cuore

Sacro Cuore

Sacro Cuore

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Breve Introduzione

L’ora Santa ha sempre avuto una grande importanza nella devozione al Cuore di Gesù. Il papa Pio XII l’ha lodata e raccomandata nella Enciclica “Miserentissimus Redemptor”.

L’origine di questa pratica deriva dal desiderio espresso da Gesù a S. Margherita M. Alacoque, quando, nella cosiddetta terza apparizione (1674) le domandò che tutte le notti tra il giovedì e il venerdì dalle 23 alle 24, prostrata per terra, partecipasse alla sua agonia nell’orto degli ulivi, per placare l’ira di Dio e implorare misericordia per i peccatori e per consolare lui nel dolore provato per l’abbandono dei discepoli.

Può essere praticata in pubblico o in privato; nel primo caso in Chiesa, nel secondo caso invece non importa dove.

Sempre è prescritto che si impieghi un’ora intera e continua.

Il modo è fondamentalmente basato sulla meditazione dell’agonia e passione di Gesù e anche sul suo grande amore nell’istituire l’Eucaristia; le preghiere saranno conseguenza di tale meditazione, come quelle che esprimeranno a Gesù la propria partecipazione alle sue pene, la riconoscenza per il suo dono, il desiderio di riparare per tante ingratitudini che Egli riceve, sopratutto nella Eucaristia, da parte degli uomini.

La meditazione dettata da Gesù a Maria Valtorta nel 1944 ci sembra perfetta per passare un’ora di intimità con il Cuore di Gesù.

Per questo la proponiamo.

UN’ORA CON GESU’

(Dettata da Gesù a Maria Valtorta)

I. “Se non ti laverò non avrai parte nel mio Regno”.

II. “Uno di voi Mi tradirà”.

III. “Amatevi l’un l’altro come Io vi ho amato”.

IV. “Se rimanete in Me e rimane in voi la mia Dottrina, vi sarà dato quel che chiedete”.

14 giugno 1944. Ora santa di Gesù.

I.

“Se non ti laverò non avrai parte nel mio Regno”.

Anima che amo, e voi tutti che amo, udite. Io sono che vi parlo, perché voglio passare con voi quest’ora.

Io, Gesù, non vi allontano dal mio altare anche se ad esso venite con l’anima lesa da piaghe e malattie o avvolta in liane di passioni che vi mortificano nella vostra libertà spirituale, dandovi legati in potere della carne e del suo re: Lucifero.

Io sono sempre Gesù, il Rabbi di Galilea, quello che i lebbrosi, i paralitici, i ciechi, gli ossessi, gli epilettici chiamavano a gran voce dicendo: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”. Io sono sempre Gesù, il Rabbi che tende la mano a colui che affoga e gli dice: “Perché dubiti di Me?”. Io sono sempre Gesù, il Rabbi che dice ai morti: “Alzati e vivi. Lo voglio. Esci dal tuo sonno di morte, dal tuo sepolcro, e cammina” e vi rendo a chi vi ama.

E chi vi ama, o miei diletti? Chi vi ama di amore vero, non egoista, non mutabile? Chi vi ama di un amore non interessato, non avaro, ma unica sua mèta è quella di darvi ciò che per voi ha accumulato e dirvi: “Prendi. è tutto tuo. Tutto questo l’ho fatto per te, perché sia tuo e tu ne goda”? Chi? L’eterno Dio. Ed Io a Lui vi rendo. A Lui che vi ama.

Io non vi allontano dal mio altare. Perché quell’altare è la mia cattedra, è il mio trono, è la dimora del Medico che guarisce ogni male. Da qui Io vi insegno ad avere fede. Da qui, Re di Vita, vi dono la Vita. Da qui mi curvo sulle vostre malattie e le risano con l’alito del mio amore.

Faccio più ancora, o figli. Scendo da questo altare e vi vengo incontro. Eccomi che mi faccio alla soglia di queste mie case dove troppo pochi entrano e in meno ancora vi entrano con fede sicura. Eccomi che, figura di pace, mi affaccio sulle vostre vie dove passate accasciati, avvelenati, arsi dal dolore, dall’interesse, dall’odio. Ecco che vi tendo le mani, perché vi vedo vacillare stanchi sotto il peso di macigni che vi siete imposti e che hanno preso il posto di quella croce che lo vi avevo data in mano perché vi fosse sostegno come lo è il bordone per il pellegrino. Ecco che vi dico: “Entra. Riposa. Bevi”, perché vi vedo esausti, assetati.

Ma voi non mi vedete. Mi passate accosto, mi urtate, talora per malanimo, talora per offuscamento di vista spirituale, mi guardate delle volte. Ma sapete di esser sozzi e non osate accostarvi al mio candore di Ostia divina. Ma questo Candore vi sa compatire. Conoscetemi, uomini, che di Me diffidate perché non mi conoscete.

Udite. Io ho voluto lasciare la Libertà e la Purezza che sono l’atmosfera del Cielo e scendere in questo vostro carcere, in quest’aria impura, per aiutarvi, perché vi amo. Più ancora ho fatto: mi sono privato della mia libertà di Dio e mi sono reso schiavo di una carne, l’Infinità serrata in un pugno di muscoli e ossa, soggetta a sentire le voci di questa carne a cui è pena il freddo e il sole, la fame, la sete, la fatica. Tutto potevo ignorare. Ho voluto conoscere le torture dell’uomo decaduto dal trono di innocente per amarvi di più.

Non mi è bastato ancora. Ho voluto – poiché per compatire bisogna patire ciò che patisce chi si compatisce – ho voluto sentire l’assalto di tutti i sentimenti per sentire le vostre lotte, per capire quale astuta tirannide vi pone nel sangue Satana, per comprendere come è facile rimanere ipnotizzati dal Serpente se si abbassano un solo momento gli occhi sul suo sguardo fascinatore, dimenticando di vivere nella luce. Perché nella luce non vive il serpe. Va nei recessi ombrosi che paiono riposanti e sono unicamente insidiosi. Per voi queste ombre hanno nome: donna, denaro, potere, egoismo, senso, ambizione. Vi eclissano la Luce che è Dio. In mezzo ad esse è il Serpente: Satana. Pare un monile. è la corda per il vostro strangolamento. Ho voluto conoscere ciò perché vi amo.

Non mi è bastato ancora. A Me sarebbe bastato. Ma la Giustizia del Padre poteva dire alla sua Carne: “Tu hai trionfato dell’insidia. L’uomo-carne come Te ora, non sa trionfare, e perciò sia punito perché Io non posso perdonare a chi è sozzo”. Ho preso su Me le vostre sozzure. Quelle passate, quelle del momento e quelle future. Tutte. Più di Giobbe immerso in un letamaio putrido per fare velo alle sue piaghe Io fui, quando sommerso dal peccato di tutto un mondo non osavo neppur più alzare gli occhi a cercare il Cielo, e gemevo sentendo pesare su Me il corruccio del Padre accumulato da secoli, cosciente delle colpe avvenire. Un diluvio di colpe sulla Terra, dalla sua alba alla sua notte. Un diluvio di maledizioni sul Colpevole. Sull’Ostia del Peccato.

O uomini! Più innocente di un pargolo che la madre bacia al ritorno dal suo battesimo Io ero. E di Me inorridì l’Altissimo perché ero il Peccato, avendo preso su Me tutto il peccato del mondo. Ho sudato di ribrezzo. Sangue ho sudato per il ribrezzo di questa lebbra su Me che ero l’Innocente. Il sangue m’ha rotto le vene nello schifo di questo fetido stagno in cui ero sommerso. E a compiere questa tortura, a spremere dal cuore il mio sangue, si è unito l’amaro di esser maledetto, perché non ero in quell’ora il Verbo di Dio: ero l’Uomo. L’Uomo. Il Colpevole.

Posso, Io che ho provato, non comprendere il vostro avvilimento e non amarvi perché siete avviliti? Vi amo per questo. Non ho che ricordare quell’ora per amarvi e chiamarvi: “Fratelli!”. Ma chiamarvi così non basta perché il Padre vi possa chiamare: “Figli”. Ed Io voglio che così vi chiami. Che fratello sarei se non vi volessi meco nella Casa paterna?

Ecco allora che vi dico: “Venite, che Io vi lavi”. Nessuno è tanto lurido che il mio lavacro non lo deterga. Nessuno è tanto puro da non aver bisogno del mio bagno. Venite. Non è acqua questa. Vi sono fonti di miracolo che sanano le piaghe e i morbi della carne. Ma questa è più di esse. Questa fonte sgorga dal mio petto.

Ecco il Cuore squarciato da cui zampilla l’acqua che lava. Il mio Sangue è la più limpida acqua che sia nel creato. In esso si annullano infermità e imperfezioni. E bianca e integra torna la vostra anima, degna del Regno. Venite. Lasciate che Io vi dica: “Io ti assolvo!”. Apritemi il vostro cuore. In esso sono le radici dei vostri mali. Lasciate che lo entri. Lasciate che Io sleghi le vostre bende. Vi fanno ribrezzo le vostre piaghe? Viste alla mia luce vi appaiono qual sono: brulicanti di vermi schifosi. Non le guardate. Guardate le mie. Lasciatemi fare. Ho mano leggera. Non sentirete che una carezza… e tutto sarà guarito. Non sentirete che un bacio e una lacrima. E tutto sarà mondato.

O come belli sarete, allora, intorno al mio altare! Angeli fra gli angeli del Ciborio. E grande gioia ne avrà il mio Cuore. Perché sono il Salvatore e non disprezzo nessuno. Ma sono anche l’Agnello che si pasce fra i gigli, e d’esser circondato di candore mi beo perché per farvi candidi ho preso vita e ho dato vita.

O come vedo sorridervi il Padre e sfolgorarvi dei suoi fulgori l’Amore, perché non siete più macchiati di peccato!

Venite alla fonte del Salvatore. Il mio Sangue scenda sull’animo contrito e una voce, in cui è la mia, dica: “Io ti assolvo nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo”.

II.

“Uno di voi mi tradirà”.

Uno di voi! Sì, nella proporzione di uno a dodici, uno di voi mi tradisce. Ogni tradimento è più penoso di una lanciata. Guardate l’Umanità del vostro Redentore. Dalla testa ai piedi è tutta una ferita. La flagellazione fa inorridire chi la medita e agonizzare chi la prova. Ma fu strazio di un’ora. Voi che mi tradite mi flagellate il Cuore. Sono secoli che lo fate.

Io vi ho amato. Io vi amo. Io vi compatisco. Io vi perdono. Io vi lavo, levandomi il Sangue per farvene bagno purificatore. E voi mi tradite.

Sono il Verbo di Dio. Sono glorioso in Cielo. Ma in questo Cielo vi sono non solo come Spirito. Vi sono anche come Carne. La carne ha sentimenti e affetti. Perché volete rinnovare a Me, continuamente, quel corrodente fuoco che è la vicinanza di un traditore? Il Cielo è lontano? No, figli che mi tradite. Io sono vicino a voi. Sono fra voi. E voi mi bruciate con la vampa del vostro tradire.

Guardo, cercando un conforto, fra le diverse classi di persone. Ed in ognuna incontro sguardi e sguardi di traditori. Perché mi tradite? Io sto fra voi per farvi del bene. Perché mi volete fare del male? Io vi porto i miei doni. Perché voi mi gettate contro mordenti aspidi? Io vi chiamo: “Amici”. Perché voi mi rispondete : “Maledetto”? Che vi ho fatto? Quale uomo conoscete che sia paziente e buono più di Me?

Guardate. Quando siete felici nessuno vi abbandona. Ma se piangete, ma se la ricchezza vi abbandona, ma se una malattia vi fa contagiosi, ecco che tutti si allontanano da voi. Io resto. Anzi Io vi accolgo proprio allora, perché allora venite. Non avete più nessuno con cui piangere e parlare, e allora vi ricordate di Me. Ed Io non vi dico: “Va via, ché non ti conosco”. Lo potrei dire perché, infatti, non siete mai venuti a dirmi, mentre eravate ricchi, sani e felici: “Lo sono e te ne dico grazie”.

Ma no. Non pretendo neppure questo da chi non è già gigante d’amore. Il “grazie” non lo pretendo. Mi basterebbe mi diceste: “Sono felice”. Dirmelo. Non considerarmi estraneo a voi. Ricordatevi che ci sono anche Io. Avere un pensiero per questo Gesù. Il “grazie” lo direi Io per voi a Dio: Padre mio e vostro. Invece non venite mai. E potrei dire: “Non vi conosco”. Invece, ecco che vi apro le braccia e dico: “Vieni, ché piangiamo insieme”.

Guardate. Sono nelle carceri, nelle celle piccole e avvilenti, seduto sullo stesso tavolaccio del forzato, e gli parlo di una libertà più vera di quella che è oltre quelle quattro mura, di una libertà che non teme più d’essere lesa da colpe che vanno punite. Eppure quel carcerato è uno che mi ha tradito, offendendo la mia legge d’amore. Forse ha ucciso. Forse ha rubato. Ma ora mi chiama. Eccomi da lui. Il mondo lo sprezza. Io lo amo. Ho chiamato “amico” colui che uccideva Me e mi derubava della vita. Posso chiamare “amico” questo infelice che mi ritorna. Sono, fiamma d’amore, presso i malati. Le loro febbri conoscono la mia carezza, il loro sudore il mio sudario, i loro languori il mio braccio che li sostiene, le loro angosce la mia parola. Eppure molti sono malati per avermi tradito nella mia legge. Hanno servito la carne. E la carne, pazza belva, si è perduta e li perde, ora, anche nella vita. Pure eccomi che Io sono l’unico che non mi stanco del loro male e veglio con loro, e soffro con loro, e sorrido alle loro speranze e, se appena il Padre lo vuole, le muto in realtà. Ma se vedo che il decreto è di morte, ecco che prendo questo mio fratello, che trema davanti al mistero della morte e che mi chiama, e gli dico: “Non temere. Credi sia tenebra: è luce. Credi sia dolore: è gioia. Dàmmi la tua mano. Conosco la morte. L’ho conosciuta prima di te. So che è un attimo e che Dio soprannaturalmente sovviene ad attuire il sensorio per non accasciare l’anima nella lotta estrema. Fidati. Guarda Me. Me solo… Ecco! Vedi? Hai passato la soglia. Vieni con Me, ora, dal Padre. Non temere neppure ora. Io sono con te. Il Padre ama chi amo”.
Sono nelle case deserte. Prima erano liete di voci. è passata la morte o la miseria. Il superstite si aggira solo. Gli amici, fuggiti. Gli amati, lontani per lavoro o per morte. Vi è il sole nel cielo, ma al superstite tutto è tenebra. Vi è pace nell’aria notturna, ma per il superstite non c’è riposo. Eppure molte volte in quella casa mi si è tradito, facendo delle creature degli dèi. Si è amato idolatramente le creature tradendo la mia legge. Ma Io entro e vengo a mettere un raggio nelle tenebre, a infondere una pace dove è tempesta. Quel superstite mi ha chiamato… Forse soprappensiero… forse senza vera volontà di avermi. Ma Io vado senza ritardo.

Ho! che non chiedo che di esser con voi! Ogni ricordo cade, di passato errore, quando mi chiamate: “Gesù”.

Ma non mi flagellate il Cuore! è già aperto e svenato.

Non invelenite la sua ferita. E a quelli che mi hanno capito nel mio dolore di tradito, dico: “Uno di voi mi tradirà. Datemi il vostro amore fedele per balsamo”. E lo dico a tutti. Ai santi, i prediletti miei come Dio. Ai peccatori, i prediletti miei come Gesù. Perché anche i peccatori, per cui divenni Gesù, possono medicarmi questa ferita.

Siete samaritani? Lo so. Ma la mia parabola parla di un samaritano buono che medica le ferite non medicate dai figli della Legge che passano oltre, assorti nella fretta di servire Dio. Non sanno che Dio si serve più amando che facendo pratiche.

Io sono il Ferito languente sulle vostre vie. I predoni mi hanno assalito e spogliato. I predoni: coloro che indegnamente fruiscono del mio sacrificio di Dio che si fa carne. Mi spogliano: negandomi con le loro eresie molteplici i miei attributi. Spogliano la Verità, perché quella veste fa loro gola perché è splendente. Ma non sanno che splende perché è indossata da chi è Sole, e in mano a loro, che la coprono della bava della loro mente superba, diviene straccio qualunque.

La Verità è verità, e di questa luce illumina ogni cosa quando è vista unita a Dio. Divisa, diviene linguaggio babelico. Perché la Verità è Scienza e Sapienza. Ma avulsa da Dio diviene caos.

Voi medicatemi, anche se samaritani. Datemi il vostro olio e vino: l’olio, l’amore; il vino, la contrizione del vostro io. Medicatemi. Non vi sdegno. La peccatrice che ristora i miei piedi stanchi vi parli e dica se Io sprezzo il peccatore.

Ma non mi tradite mai più. Andate e non peccate più.

Tutto vi perdono se tutto in voi mi ama. Datemi un bacio sincero. La mia guancia brucia per il bacio dei traditori. Medicatela col bacio della fedeltà.

III.

“Amatevi l’un l’altro come Io vi ho amato”.

Dalla cuna alla croce. Da Betlem al monte Oliveto, vi ho amati.

Il freddo e la miseria della prima mia notte nel mondo non mi ha impedito di amarvi collo spirito mio e; annichilendo Me stesso sino a non poter dirvi, Io Verbo: “Vi amo”, vi ho detto quelle parole con lo spirito mio, inscindibile da quello del Padre e con Esso operante in una attività inesausta.

L’agonia della mia ultima notte sulla Terra non mi ha impedito di amarvi. Anzi ha toccato le vette più alte dell’amore. Anzi ha arso nell’incendio più vivo. Anzi ha consumato tutto quanto non era amore sino a spremere, insieme al ribrezzo per il peccato e al dolore del paterno abbandono, il sangue dalle mie vene.

Quale amore più grande di quello che sa amare sapendosi odiato? Io vi ho amato così.

Il primo gesto delle mie mani, una carezza. L’ultimo, una benedizione. E in mezzo a questi due gesti, nato il primo nel buio di una notte d’inverno, l’ultimo nello splendore di un ardente mattino d’estate, trentatré anni di gesti di amore, rispondenti ad altrettanti moti di amore. Amore di miracoli, amore di carezze ai pargoli e agli amici, amore di maestro, amore di benefattore, amore di amico, amore, amore, amore…

E amore più che umano nell’ultima Cena. Prima d’essere legate e trafitte, queste mie mani hanno lavato i piedi degli apostoli, anche di colui al quale avrei voluto lavare il cuore, ed hanno spezzato il pane. E mi spezzavano il Cuore con quel pane. Quello vi davo. Perché sapevo prossimo il mio ritorno al Cielo e non volevo lasciarvi soli. Perché sapevo come siete facili a dimenticarvi e volevo vi vedeste, fratelli seduti ad un unico desco, intorno alla mia mensa, per dirvi l’un l’altro: “Siamo di Gesù!”.

Quale amore più grande di quello che sa amare chi lo tortura? Eppure Io vi ho amato così. E per voi ho saputo pregare mentre morivo.

Amatevi come Io vi ho amato. L’odio estingue la luce. Anche il semplice astio offusca la pace. Dio è pace, è luce, perché Dio è amore. Ma se non amate, e amate come Io vi ho amato, non potrete avere Dio.

Come Io vi ho amato. Perciò senza superbie. Da questo tabernacolo, da questa croce, da questo Cuore non escono che parole di umiltà.

Sono Dio e sono Servo vostro, e sto qui in attesa che mi diciate: “Ho fame” per darmi Pane a voi. Sono Dio e mi espongo ai vostri occhi su un legno che era patibolo infame, nudo e maledetto. Sono Dio e vi prego di amare il mio Cuore. Vi prego. Per amore vostro, perché se mi amate fate del bene a voi. Io sono Dio. Con o senza il vostro amore sono sempre Dio. Ma voi no. Senza il mio amore siete nulla: polvere.

Io vi voglio con Me. Vi voglio qui. Voglio, della vostra polvere, fare una luce di beatitudine. Voglio che non moriate. Ma viviate, perché Io sono Vita e voglio che voi abbiate la Vita.

Amatevi senza egoismi. Sarebbe un amore impuro, destinato a morire di malattia. Amatevi volendo per gli altri più bene di quello che non augurate a voi. è molto difficile. Lo so. Ma vedete questo eucaristico Pane? Esso ha fatto i martiri. Erano creature come voi: paurose, deboli, viziose anche. Questo Pane ne ha fatto degli eroi.

Nel primo punto vi ho indicato il mio Sangue per vostra purificazione. Al terzo punto, per fare di voi dei santi, vi indico questa Mensa e questo Pane. Il Sangue da peccatori vi ha fatto giusti. Il Pane da giusti vi fa santi. Un bagno monda ma non nutre. Rinfresca, ristora, ma non si fa carne nella carne. Il cibo diviene sangue e carne, diviene voi stessi. Il mio Cibo diviene voi stessi.

Oh! pensate! Guardate un piccolo bambino. Oggi mangia il suo pane e domani ancora e poi domani, e domani, e domani. Eccolo che si fa uomo: alto robusto, bello. è sua mamma che l’ha fatto così? No. Sua madre l’ha concepito, portato, dato alla luce, allattato e amato, amato, amato. Ma il piccolino, se dopo il latte non avesse avuto altro che bagni, baci e amore, sarebbe perito di inedia. Quel piccolo si fa uomo per il cibo da adulto che prende. Quell’uomo è tale perché prende giornalmente il suo cibo.

Lo stesso è per il vostro io spirituale. Nutritelo del Cibo vero che dal Cielo discende e che dal Cielo vi porta tutte le energie per farvi virili nella Grazia. La virilità sana e forte è sempre buona. Guardate come è più facile vedere uno, malazzato, essere aspro e senza compatimento e pazienza. Il mio Cibo vi farà sani e forti nella virilità dello spirito, e saprete amare gli altri più di voi stessi, come Io vi ho amato.

Perché, guardate, figli, Io vi ho amato non come uno ama se stesso. Ma più di Me stesso. Tanto che mi sono posto a morte per salvare voi dalla morte. Se amerete così, conoscerete Dio.

Sapete cosa vuol dire conoscere Dio? Vuol dire sapere il gusto della vera Gioia, della vera Pace, della vera Amicizia. Oh! L’Amicizia, la Pace, la Gioia di Dio! è premio promesso ai beati. Ma esso è già dato a chi ama sulla Terra con tutto se stesso.

L’amore, per essere vero, non è di parole. è di fatti. Attivo come la sua fonte che è Dio. Né mai si stanca di operare neppure per delusioni che vengono dai fratelli. Povero quell’ amore che cade come uccello dalle ali deboli quando un ostacolo lo ferisce!

Il vero amore, anche se ferito, sale. Con l’unghia e col becco si arrampica, se più non può volare, per non giacere nell’ombra e nel gelo, per essere nel sole, medicina di ogni male. E appena rinvigorito ecco che riprende il volo. E va da Dio ai fratelli e da questi a Dio, angelica farfalla che porta i pollini dei celesti giardini per fecondare i terrestri fiori, e porta i profumi, rapiti ai più umili fiori, a Dio perché li accolga e li benedica. Ma guai se si allontana dal sole. Il Sole è la mia Eucarestia, perché in Essa è benedicente il Padre, amante lo Spirito, mentre Io, il Verbo, opero.

Venite e prendete. Questo è il Cibo che ardentemente chiedo sia consumato da voi.

IV.

“Se rimanete in Me e rimane in voi la mia Dottrina, vi sarà dato quel che chiedete”.

Io scendo in voi e mi faccio cibo vostro. Ma, come Centro che Io sono, a Me vi aspiro. “Voi vi nutrite di Me, ma con più ragione Io mi nutro di voi. Le due fami sono insaziabili e continue. La vite nutre i suoi polloni. Ma sono i polloni che fanno la vite. l’acqua nutre i mari, ma sono i mari che nutrono l’acqua, risalendo in evaporazione per scendere di nuovo. Perciò voi dovete rimanere in Me come Io in voi. Divisi, non Io, ma voi morreste.

Io sono cibo per lo spirito e cibo per il pensiero. Lo spirito si nutre della Carne di un Dio. Essenza effusa da Dio, non può aver cibo che da ciò che è la sua matrice. Il pensiero si nutre della mia Parola che è il Pensiero di un Dio. Il vostro pensiero! L’intelligenza è quella che vi fa somiglianti a Dio, perché nell’intelligenza è memoria, intelletto e volontà, come nello spirito è somiglianza per essere spirito, libero, immortale.

Il vostro pensiero, per esser capace di ricordare, intelligere, volere ciò che è bene, deve esser nutrito della mia Dottrina. Essa vi ricorda i benefici e le opere di Dio, chi è Dio, che si deve a Dio. Essa vi fa comprendere il bene e discernerlo dal male. Essa vi fa volere fare il bene. Senza la mia Dottrina divenite schiavi di altre che hanno nome “dottrina”, ma sono errori. E come navi senza bussola e timone voi andate a naufragio. Uscite dalle rotte. E come potete allora dire: “Dio mi ha abbandonato” quando siete voi che avete abbandonato Lui?

Rimanete in Me. Se non vi rimanete, è segno che mi odiate. E il Padre mio odia chi mi odia, perché chi odia Me odia il Padre, essendo Io uno col Padre. Rimanete in Me. Fate che il Padre non possa distinguere il tralcio dalla vite, tanto il tralcio è uno con essa. Fate che il Padre non possa capire dove finisco Io e cominciate voi, tanto la somiglianza è piena. Chi ama finisce per prendere dell’amato inflessioni, intercalari e gesti. Io voglio che voi siate altrettanti Gesù. E questo perché voglio che voi abbiate quanto chiedete – fusi a Me, non potete chiedere che cose buone – e non abbiate a conoscere ripulse. E questo perché Io voglio che abbiate più ancora di quanto chiedete, perché il Padre effonde in un continuo flusso d’amore i suoi tesori sul Figlio suo. E chi è nel Figlio fruisce di questa infinita effusione, che è l’amore di Dio che si letifica nel suo Verbo e che circola in Lui. Ora Io sono il Corpo e voi le membra, e perciò la Gioia che mi inonda e viene dal Padre, la Potenza, la Pace, ogni altra perfezione che in Me circola, si trasfonde in voi, miei fedeli che siete parte di Me, inscindibile qui e oltre.

Venite e chiedete. Non abbiate paura di chiedere. Tutto potete chiedere, perché Dio tutto può dare. Chiedete per voi e per tutti. Io vi ho insegnato. Chiedete per i presenti e per gli assenti. Chiedete per i passati, i presenti, i futuri. Chiedete per questa vostra giornata e per la vostra eternità, e per questa e quella di chi amate.

Chiedete, chiedete, chiedete. Per tutti. Per i buoni perché Dio li benedica. Per i malvagi perché Dio li converta. Dite con Me: “Padre, perdona loro”. Chiedete: la salute, la pace in famiglia, la pace nel mondo, la pace per l’eternità. Chiedete la santità. Sì, anche questa. Dio è il Santo ed è il Padre. Chiedetegli, in un con la vita che vi mantiene, la santità attraverso la Forza che viene da Lui.

Non abbiate paura di chiedere. Il pane quotidiano e la benedizione quotidiana. Non siete tutto corpo, non siete ancora tutto spirito. Chiedete per questo e quello, e vi sarà dato. Non temete di osare troppo. Io per voi ho chiesto la mia stessa gloria, anzi ve l’ho data addirittura, perché siate simili a Noi che vi amiamo e il mondo conosca che siete figli di Dio.

Venite. In questo mio Cuore è il Padre vostro. Entrate, ché Egli vi possa riconoscere e dire: “Si faccia gran festa nei Cieli perché ho ritrovato un figlio che amavo”.

“Ti ho accontentata” dice Gesù. “Ho parlato sempre Io. Ho voluto parlasse la mia eucaristica Voce. Abbiatela per mio regalo. Benedico te e tutti quelli che l’ascolteranno”.

Litanie al Sacro Cuore di Gesù

Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici
Padre del cielo, che sei Dio Abbi pietà di noi
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio
Spirito Santo, che sei Dio
Santa Trinità, unico Dio
Cuore di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre Abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria
Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio
Cuore di Gesù, maestà infinita
Cuore di Gesù, tempio santo di Dio
Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo
Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del cielo
Cuore di Gesù, fornace ardente di amore
Cuore di Gesù, fonte di giustizia e di carità
Cuore di Gesù, colmo di bontà e di amore
Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù
Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode
Cuore di Gesù, re e centro di tutti i cuori
Cuore di Gesù, in cui si trovano tutti i tesori di sapienza e di scienza
Cuore di Gesù, in cui abita tutta la pienezza della divinità
Cuore di Gesù, in cui il Padre si compiacque
Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
Cuore di Gesù, desiderio della patria eterna
Cuore di Gesù, paziente e misericordioso
Cuore di Gesù, generoso verso tutti quelli che ti invocano
Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità
Cuore di Gesù, ricolmato di oltraggi
Cuore di Gesù, propiziazione per nostri peccati
Cuore di Gesù, annientato dalle nostre colpe
Cuore di Gesù, obbediente fino alla morte
Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia
Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione
Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra
Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra
Cuore di Gesù, vittima per i peccatori
Cuore di Gesù, salvezza di chi spera in te
Cuore di Gesù, speranza di chi muore
Cuore di Gesù, gioia di tutti i santi
Agnello dì Dio che togli i peccati dei mondo
perdonaci, Signore
Agnello dì Dio che togli i peccati dei mondo
esaudiscici, Signore
Agnello dì Dio che togli i peccati dei mondo
abbi pietà di noi
Cuor di Gesù che bruci di amore per noi
infiamma il cuore nostro d’amore per te

Preghiamo

O Padre, che nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del tuo Amore per noi, fa’ che da questa fonte inesauribile attingiamo l’abbondanza dei tuoi doni. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

Litanie Lauretane

Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici
Padre del cielo, che sei Dio Abbi pietà di noi
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio
Spirito Santo, che sei Dio
Santa Trinità, unico Dio
Santa Maria prega per noi
Santa Madre di Dio
Santa Vergine delle vergini
Madre di Cristo
Madre della Chiesa
Madre della divina grazia
Madre purissima
Madre castissima
Madre sempre vergine
Madre immacolata
Madre degna d’amore
Madre ammirabile
Madre del buon consiglio
Madre del Creatore
Madre del Salvatore
Madre di misericordia
Vergine prudentissima
Vergine degna di onore
Vergine degna di lode
Vergine potente
Vergine clemente
Vergine fedele
Specchio della santità divina
Sede della Sapienza
Causa della nostra letizia
Tempio dello Spirito Santo
Tabernacolo dell’eterna gloria
Dimora tutta consacrata a Dio
Rosa mistica
Torre di Davide
Torre d’avorio
Casa d’oro
Arca dell’alleanza
Porta del cielo
Stella del mattino
Salute degli infermi
Rifugio dei peccatori
Consolatrice degli afflitti
Aiuto dei cristiani
Regina degli Angeli
Regina dei Patriarchi
Regina dei Profeti
Regina degli Apostoli
Regina dei Martiri
Regina dei veri cristiani
Regina delle Vergini
Regina di tutti i Santi
Regina concepita senza peccato originale
Regina assunta in cielo
Regina del santo Rosario
Regina della famiglia
Regina della pace
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
perdonaci, o Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
ascoltaci, o Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
abbi pietà di noi
Prega per noi Santa Madre di Dio
affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo
Preghiamo

O Dio, il tuo unico Figlio ci ha procurato i beni della salvezza eterna con la sua vita, morte e risurrezione: a noi che, con il santo Rosario della Beata Vergine Maria, abbiamo meditato questi santi misteri, concedi di imitare ciò che essi contengono e di raggiungere ciò che essi promettono. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA AL CUORE TRAFITTO DI GESU’

O mio Gesù, pensando alla bontà del tuo Cuore, pieno di pietà e di dolcezza per i peccatori, mi sento colmare di fiducia per essere da te bene accolto. Riconosco i peccati commessi. Come Pietro e come Maddalena, li piango e li detesto, perché sono offesa per te sommo bene.

Ti prego di concedermi il tuo perdono; fà che io sia pronto a morire piuttosto che offenderti ancora, e viva solo per amarti.

Gesù attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

Benedico, Gesù mio, l’umilissimo tuo Cuore, e ti ringrazio che, nel darmelo come esempio, non solo mi inciti ad imitarlo, ma a costo pure di tante tue umiliazioni, me ne additi e appiani la via.

Perdonami di non aver accolto il tuo invito e fa che non segua più la superbia e la vanità, ma con cuore umile, mi sforzi di imitare te per ottenere pace e l’eterna salvezza. Dammi forza e benedirò in eterno il tuo Cuore.

Gesù attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

Ammiro, Gesù mio, il pazientissimo tuo Cuore, e ti ringrazio di tanti meravigliosi esempi di sofferenza a noi lasciati. Essi mi rimproverano la mia indelicatezza, insofferente di ogni piccola pena.

Gesù caro, infondi nel mio cuore un fervido e costante amore alla croce, alla mortificazione e alla penitenza, affinché, seguendoti al Calvario, giunga con te alla gloria, alla gioia del paradiso.

Gesù attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

Davanti al tuo cuore mansuetissimo, caro Gesù, mi vergogno del mio, così diverso dal tuo. Purtroppo a un gesto, a una parola contraria, mi inquieto e mi lamento.

Ti prego di perdonare i miei impulsi e di farmi la grazia di imitare per l’avvenire, in qualunque occasione, la inalterabile tua mansuetudine, e così godere perpetua e santa pace.

Gesù attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

Si cantino lodi, o Gesù, al generosissimo tuo Cuore, vincitore della morte e dell’inferno. Io resto più che mai confuso nel vedere il mio povero cuore così meschino che teme di qualunque diceria e rispetto umano; ma non sarà più così.

Da te imploro la forza coraggiosa di combattere e vincere in terra, per trionfare poi lieto con te in cielo.

Gesù attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

E ora a te mi rivolgo, o Madre mia Maria, perché mi ottenga vera e costante devozione al S. Cure di Gesù, tuo Figlio, così da non pensare, desiderare, volere e amare, se non in lui e con lui a gloria del divin Padre.

Maria attirami a te! Dolce Cuore del mio Gesù fà che io ti ami sempre più.
– Gloria al Padre…

PREGHIAMO

O Dio, fonte di ogni bene, che nel Cuore del tuo Figlio ci hai aperto i tesori infiniti del tuo amore, fa che rendendogli l’omaggio della nostra fede adempiamo anche al dovere di una giusta riparazione.