Ora Santa delle Quarantore

Getsemani

Getsemani

PRIMO

Prostrati a terra nella maggior compunzione del nostro cuore, pregheremo il Dio delle misericordie a dimenticare i peccati da noi commessi, a farcene sentire tutta la loro enormità e ad ispirarci una costante e viva detestazione di tutto ciò che può offendere la sua divina giustizia. Penetrati di poi dall’amarezza di questa misera vita, lo pregheremo di elevare la nostra mente, acciò possiamo degnamente meditare l’adorabile sua passione, e cavarne i più santi ammaestramenti, i quali ci sostengano in questo periglioso e mortal viaggio. Quindi ben raccolti diremo cinque volte il Pater nostro e cinque l’Ave Maria contemplando Gesù Cristo entrato nell’orto degli Olivi trattare per l’ultima volta coll’Eterno suo Padre il gran mistero della nostra Redenzione. Inginocchiato a terra ed anticipando tutta la serie dolorosa delle ignominie e dei più crudeli trattamenti che andava ad incontrare, si offre a Dio qual vittima di espiazione per essersi caricato delle nostre iniquità. Ad una vista sì atroce egli si affligge, passa alla più penosa agonia, il sudore a guisa di sangue gli scorre per tutto il corpo, e bevendo questo calice sì amaro: Padre, egli dice, sia fatta la tua sola volontà. Ah! egli innocente, egli santo, per placare a favor nostro la divina Giustizia accetta una morte tormentosa e noi pieni di malizia e di peccati, fuggiamo con inquietezza ogni piccolo malore, e lottiamo contro i di lui voleri.

Dateci, Signore, lo spirito dell’orazione e la vigilanza necessaria per resistere alla seduzione del mondo. Fate, che da questo momento la vostra divina volontà sia la norma delle nostre azioni, che amiamo unicamente la vostra legge e che siamo sempre disposti a soffrire con rassegnazione tutti i mali che a voi piacerà mandarci in questa vita acciò possiamo coronarla con una morte preziosa ai vostri occhi.

SECONDO

Diremo cinque volte il Pater noster e cinque l’ Ave Maria, considerando che appena Gesù Cristo ebbesi riavuto da quella dolorosa agonia, gli si presenta Giuda suo discepolo con una turba numerosa di armati per arrestarlo. Giuda, colmato di benefici dal Salvatore, onorato della sua amicizia, testimonio dei prodigi da lui operati, diventa il ministro dei di lui persecutori, prende l’impegno di consegnarlo nelle loro mani e con un bacio sacrilego eseguisce l’esecrando progetto. Il Redentore sente tutto l’obbrobrio di questo trattamento e tutta la perfidia di Giuda; ma ben lungi dal mostrare ai suoi carnefici il minimo risentimento si lascia dai soldati legare e trascinare come fosse uno scellerato e vedendo che i discepoli erano pronti a respingere la furia degli aggressori, loro pacificamente comanda di deporre le armi, sanando anzi Malco che era stato da uno di essi ferito. Consideriamo quante volte siamo stati visibilmente protetti dalla mano di Dio contro infiniti pericoli, quante grazie abbiamo da lui ricevute e con tutto ciò quanto fu grande la nostra ingratitudine! Noi abbiamo corrisposto alle Sue misericordie colla moltiplicazione degli eccessi: noi ci siamo accostati alla Sua mensa colla perfidia e col tradimento nel cuore. Ah! noi dunque siamo peggiori di Giuda per la frequenza de’ nostri sacrilegi!

Degnatevi, o Signore, di produrre in noi una stabile conversione, rendeteci imitatori di voi medesimo sopportando con pazienza gli affronti e le ingiustizie de’ nostri fratelli; fate, che non pensiamo alla vendetta, ma che a voi rimettendola, guardiamo con uno sguardo di compassione e di benevolenza i nostri offensori.

TERZO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l’Ave Maria considerando che essendo condotto Gesù Cristo nella casa di Caifa, Pietro lo segue da lontano e mostra già tutta la timidezza nel seguirlo, quando poco prima gli aveva protestato di non lasciarlo, benché tutti lo abbandonassero. La semplice interrogazione di una donna lo fa apostata e spergiuro; sino a tre volte ei sostiene che non è discepolo di Gesù, e lo giura sotto gli occhi del suo buon Maestro legato, afflitto, deriso, calunniato. Con tutto ciò Gesù rivolge lo sguardo pietoso a questo infedele discepolo, il quale non potendo più sostenere la presenza del Maestro da sé negato, esce di là per piangere amaramente il suo fallo. Quante volte appena commessa la colpa gettò anche sopra di noi Gesù Cristo uno sguardo di misericordia, eccitò nel nostro cuore vivi e cocenti rimorsi, ci aprì gli occhi per conoscere l’indegnità della nostra vita. Il nostro pentimento però non fu stabile, la nostra tristezza fu momentanea e con tutte le proteste di emendazione e di fedeltà, la nostra compunzione fu passeggera.

Misericordioso Iddio, rendeteci diffidenti delle proprie nostre forze, preservateci dalle occasioni del peccato, sostenete la nostra debolezza, confermate il nostro ravvedimento, e fate che mai deponendo la memoria di nostre colpe, ad’imitazione di Pietro le possiamo espiare con un pianto durevole e sincero.

QUARTO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque 1’Ave Maria, considerando Gesù tutta la notte in mezzo ai suoi carnefici, che lo insultano, lo strapazzano e lo bestemmiano. Viene di poi condotto nella maniera più violenta, e fra le villanie d’una calca sediziosa, davanti al congresso dei sacerdoti, i quali lo interrogano se era il figliuolo di Dio. Niente commossi dalle adorabili di lui risposte, accecati dall’odio e dal desiderio di sacrificarlo alla loro passione, lo presentano tumultuariamente a Pilato, e con false accuse lo aggravano; Pilato lo interroga, e non trovandolo reo di morte, lo rimette ad Erode e da questo nuovamente passa a Pilato, il quale non osando ripugnare al furore del popolo, contro la propria coscienza lo fa crudelissimamente flagellare. Ad una pena sì ingiusta i soldati aggiungono una corona di acute spine, onde stringono strettamente il sacratissimo capo del Redentore; lo spogliano delle vesti per dargli uno straccio di porpora ed una canna, lo dileggiano e lo oltraggiano in mille modi egualmente barbari che ignominiosi. Ecco, dicon essi per derisione, il Re de’ Giudei! Ecco, possiam noi dire l’opera dei nostri peccati. Noi battendo le vie che tennero i Sacerdoti e i Giudei di Gerusalemme, chiudiamo volontariamente gli occhi alle verità che potrebbero trarci dai nostri disordini. Rinunziamo ai nostri lumi per indurirci il cuore, per continuare nelle perversità. Noi, come fece Pilato, con una indegna viltà contro il nostro sentimento sacrifichiamo la coscienza e il dovere alla fortuna, alle vanità, alle passioni.

Degnatevi, o Signore, di creare in noi un cuore d’innocenza e di giustizia: fate che siamo pronti alle divine ispirazioni, che guardiamo con disprezzo le apparenze di questo mondo, che i nostri pensieri e le nostre opere altro non mirino che la vostra legge e la vostra grazia.

QUINTO

Diremo cinque volte il Pater noster e cinque l’Ave Maria, considerando Gesù flagellato e tutto grondante sangue, reso spettacolo d’un popolo infuriato, il quale non cessa di spregevoli oggetti a Dio medesimo, o per una rea condiscendenza, o perla speranza di qualche vantaggio, o per altri frivoli riguardi.

Strappate, o Signore, dall’animo nostro queste mostruose ingiustizie: fate che vi amiamo con tutto il cuore, con tutte le forze; che non profaniamo l’onore a voi solo dovuto e che verso il prossimo nostro noi abbiamo i più sinceri sentimenti di carità e di sollecitudine per consolarlo nelle sue avversità e per assisterlo nelle sue indigenze.

SESTO

Diremo cinque volte il Pater noster e cinque l’Ave Maria, considerando il Redentore tuttoché aspramente battuto tuttoché languido tra i più atroci dolori e quasi spirante, ricevere sulle spalle il peso enorme della croce, trascinarla con istento e sentirsi perpetuamente oltraggiare, maltrattare con ischerni e con offese da una folla di manigoldi che raddoppiano sul di lui corpo sacrato i colpi del loro furore. In mezzo a sì acerbi patimenti, vedendo le donne, che per pietà, di lui piangevano: Figliole, dice loro, cessate di piangere sopra di me, piangete piuttosto sopra voi stesse. Il suo amore gli fa perder di vista l’oggetto crudele della Croce, alla quale era vicino ad essere barbaramente conficcato. Oh! infinita misericordia! Le miserie che ci accompagnano, le disgrazie che ci sovrastano sono il maggiore dei suoi tormenti. Ei non vuole che il nostro cuore si intenerisca allo spettacolo della sua passione ma piuttosto che si commuova per lo stato infelice dell’anima nostra, quando il peccato abita in essa.

Spezzate, Signore, l’interna nostra durezza, rivolgete sopra di noi stessi le nostre riflessioni e fate che lagrime perenni da noi si versino pel dolore di tante nostre iniquità. Servano questi santi giorni di preparazione per degnamente ricevervi nel Sacramento dell’Altare e sia questo il termine fortunato dei nostri eccessi.

SETTIMO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l’Ava Maria considerando la vergognosa compagnia di due assassini, che fu data al Redentore degli uomini, in mezzo ai quali fu poi appeso al patibolo. Giunto sul monte Calvario, la soldatesca rabbiosa lo spoglia bruscamente, e lo stende così nudo sulla croce. Allora, continuando gli insulti e i dileggi, a forza di chiodi gli trapassano le mani e i piedi e alla vista di un numeroso popolo lo alzano su quel legno destinato al supplizio dei malfattori. Le sue vesti si giuocano alla sorte e si dividono fra i carnefici, i quali secondano le bestemmie dei principali della nazione, contro il divino Salvatore. Ingiuriato com’era Gesù Cristo, tormentato, bestemmiato, egli, sempre benefico, e sempre abbondante di misericordie, prega il divin suo Padre per i suoi persecutori, e scusa avanti a lui il maggiore dei misfatti, il peccato più esecrabile. Padre, egli dice con voce pietosa, perdonate ai miei carnefici, essi non sanno quel che si facciano. 0 Salvatore dell’uman genere, voi non ricusate di morire per i vostri nemici e noi aspettiamo la morte per risolverci a perdonare ai nostri fratelli 1 Voi innocente ed impeccabile avete con pazienza sofferto per amor nostro i più acerbi trattamenti, e noi corrotti e colpevoli ogni lieve tribolazione ci disgusta, ci amareggia e ci trasporta di collera.

Fate, o Signore, che pazientemente sopportiamo i mali di questa vita, i torti dei nostri malevoli e la malignità dei nostri avversari. Fate, che perdonando ad essi e pregando Iddio per loro, meritiamo anche noi il perdono delle nostre colpe innumerabili. Rendeteci imitatori di voi medesimo, senza di che non possiamo sperare la vita beata.

OTTAVO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l’Ave Maria considerando Gesù in croce quasi spirante, cui per bevanda si porge del fiele e dell’aceto. Uno degli scellerati, che accanto è per morire sul patibolo, riconosce l’innocenza di Gesù ed i propri delitti. Lo prega ricordarsi di lui quando sarà giunto nel suo regno, e Gesù, misericordiosamente accogliendo la preghiera di quel peccatore, gli promette ancor quel giorno il paradiso. In quel momento si oscura il cielo, tutta la terra si ricopre di tenebre e si scuote in tutta la sua estensione, le rupi si spezzano ed i morti sorgono dai loro sepolcri. Il Figliuolo di Dio grida ad alta voce, che il tutto è consumato, raccomanda l’Anima sua al divin suo Padre e piegando il suo capo adorabile muore. Ah! chi può rammentare i tormenti e la morte di un Dio senza la più viva commozione?

Chi può mirare il volontario sacrificio che Egli fa sulla croce per la nostra salute, senza concepire il più sincero pentimento de’ propri peccati Convertite, Signore, il nostro cuore, imprimete in esso tutti i caratteri di un’anima pentita. Dissipate le tenebre delle nostre passioni e fate, che riconoscendo in voi il nostro Redentore ed il nostro Giudice, nel punto estremo del vivere nostro siamo degni di udire quella voce consolante: Oggi sarai meco in paradiso.

ORAZIONE

Amabilissimo Redentore Voi per effetto di un’infinita misericordia, obliando l’eterna vostra grandezza, avete voluto vestirvi dell’umana spoglia, abitare fra gli uomini e morire per essi. Voi senza distinguere le nazioni e i popoli e senza preferenza di condizioni per tutti egualmente avete sostenuto una passione dolorosa e per tutti degnato vi siete di spargere il preziosissimo vostro Sangue; il Vostro corso mortale è stato una serie non interrotta di virtù e prodigi il modello dei giusti e la consolazione dei peccatori che a voi ricorrevano. Permettete, Salvator del mondo, che i nostri cuori penetrati dalla più viva compunzione di tante colpe commesse, pieni di tenerezza in compenso dell’amor vostro, di gratitudine per tanti segnalati benefizi a noi compartiti, di ammirazione per i sublimi insegnamenti che ci avete lasciati vi adorino profondamente ed incessantemente vi ringrazino. Chi può mai esaltare abbastanza le meraviglie e le misericordie, che avete per nostra salvezza operato? Mille volte sull’orlo d’un orribile abisso, eravamo noi degni di esservi precipitati; ma voi aveste compassione di noi ingrati peccatori, come un padre ha compassione per i suoi teneri figli; voi gettaste sopra le anime nostre uno sguardo di misericordia e le avete liberate dal fuoco dell’inferno, il quale è preparato a chi conculca la vostra legge ed era ben meritato da noi, la cui vita è stata finora un cumulo esecrabile di peccati sopra peccati. Noi rientriamo oggimai nel nostro nulla, sentiamo tutto il peso della misera nostra condizione, ben comprendiamo la vanità dei nostri affetti e vediamo chiaramente che la figura di questo mondo è passeggera e fugace. Già detestando 1′ illusione del secolo, noi alziamo i nostri gemiti al glorioso vostro trono e nella maestà che vi circonda osiamo presentarvi i nostri umili voti per implorare il soccorso della onnipotente vostra grazia.

Sollevateci dai mali che ci affliggono, confermate la nostra fede, aumentate la nostra speranza, accendete il nostro cuore, adesso non ami, non desideri, non sospiri che il vostro regno immortale. Fate che deponendo le antiche nostre passioni le quali tante volte ci hanno fatto dimenticare le vostre vie, ci vestiamo di opere sante e che, morti ai piaceri e alle vanità, viviamo solo in voi ed aspettiamo con impazienza la gloriosa vostra venuta. Degnatevi, o Signore, ispirarci ancora desideri di salute per i nostri fratelli. Fate che travagliamo sollecitamente alla conversione dei peccatori e all’edificazione dei giusti. Illuminate col dono della Fede i popoli idolatri, raddrizzate quelli che sono nell’errore di una falsa religione e fate che la vostra legge sia da tutti seguita ed amata. Possano tutti cospirare in ogni parte dell’universo ed in ogni tempo nell’adorare il vostro n o me, nel benedire la vostra tenera provvidenza e nel cantare concordemente le vostre lodi. Dirigete col vostro lume i consigli del supremo Capo della Chiesa ed assistetelo negli esercizi del suo eccelso Ministero. Aumentate lo zelo dei Pastori della vostra greggia, santificate i pensieri, le azioni del Clero e muovete i fedeli ad emularne le virtù. Fumino perpetuamente sui nostri altari gl’incensi della pace e della fraterna carità. Risuonino da per tutto le voci della concordia e della dilezione, e salgano al vostro Trono i reciproci voti della comune salvezza.

Se le temporali prosperità non ripugnano agli interessi dell’anima nostra e alla gloria del vostro nome, benedite i nostri impieghi, rendete fertili le campagne e preservateci dalle malattie. Ma se i terreni vantaggi pregiudicassero alla vostra gloria ed alla nostra santificazione, mandateci qualunque travaglio si pubblico che privato e dateci soltanto la forza di sopportarlo con rassegnazione. Ah! noi saremmo infelici, se in mezzo alla sanità, alla sicurezza ed all’abbondanza meritassimo la vostra collera. Liberateci, Signore, da questa terribile disgrazia, onde possiamo cantare una volta in paradiso le vostre glorie per tutta l’eternità. Così sia.

MISERERE

1 Al corifeo. Salmo di David:

2 quando andò da lui il profeta Natan, dopo ch’egli era stato con Betsabea.

3 Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande bontà, e secondo la moltitudine delle tue misericordie scancella il mio peccato.

4 Lavami abbondantemente dalla mia iniquità, e dal mio peccato mondami.

5 perché riconosco la mia iniquità, e il mio peccato è sempre dinanzi a me.

6 Contro te solo ho peccato, e ho fatto ciò ch’è male a’ tuoi occhi. Sicchè tu sei giustificato nella tua sentenza, e inattaccabile nel tuo giudizio.

7 Ecco infatti nell’iniquità fui concepito, e ne’ peccati mi concepì mia madre!

8 Ecco, tuttavia, tu ami la fedeltà, e recondite e occulte cose di tua sapienza m’hai fatto conoscere.

9 Aspergimi con l’issopo e sarò mondo; lavami, e sarò bianco più della neve.

10 Fammi udire gaudio e letizia, ed esultino le mie ossa abbattute.

11 Rivolgi la tua faccia da’ miei peccati, e tutte le mie iniquità cancella.

12 Un cuor puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto [e saldo] rinnova nel mio seno.

13 Non mi rigettar dalla tua faccia,e il tuo santo Spirito non toglier via da me.

14 Rendimi la gioia della tua salvazione,e con nobile [e generoso] spirito confortami.

15 Insegnerò agl’iniqui le tue vie,e gli empi ritorneranno a te.

16 Liberami dal reato di sangue, o Dio, Dio della mia salvezza,ed esulterà la mia lingua [celebrando] la tua giustizia.

17 Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca annunzierà la tua lode.

18 perché se tu avessi voluto un sacrifizio, te l’avrei offerto: di olocausti non ti diletti!

19 Sacrifizio [accetto] a Dio è lo spirito compunto:un cuor contrito e umiliato, o Dio, tu non disprezzi.

20 Mostrati benigno, o Signore, per la tua bontà, verso Sion, [fa’] che siano edificate le mura di Gerusalemme!

21 Allora accetterai il sacrifizio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti;allora sul tuo altare porranno i giovenchi.